un uomo

Mi sembra proprio che all’inizio della processione il condannato, seduto sul carro infamante, debba sentire precisamente che dinnanzi a lui c’è ancora una vita infinita. Ma ecco che, invece, le case se ne restano indietro, il carro continua a muoversi, oh, ma non importa, fino alla svolta per l’altra via manca ancora così tanto, ed ecco che egli guarda ancora con baldanza a destra e a sinistra, indifferente, quelle migliaia di persone curiose, con gli sguardi incatenati a lui, e ancora continua a parergli di essere, proprio come loro, un uomo.


[Fëdor Michajlovič Dostoevskij, I fratelli Karamazov
trad. Serena Prina, Feltrinelli 2024, p. 979]