Fino a tanto che il lavoro meccanico corre liscio, cioè senza attrito tra uomo e macchina; fino a tanto che il lavoratore «convertito» funziona come una «rotella», perfettamente allineato, l’io non è «in sé», anzi non è afftto, a ogni modo non in veste di io. Soltanto nel momento in cui il conformismo lascia a desiderare, o il lavoro all’improvviso ha cattivo esito, l’io torna «in sé», soltanto allora si trova di fronte a se stesso: e precisamente come qualche cosa di scadaloso: come un inetto.
[Günther Anders, L’uomo è antiquato, Vol. I (Die Antiquertheit des Menschen, I), 1956,
trad. Laura Dellapiccola, Bollati Boringhieri 2022, p. 91]