– L’apocalisse è intrinseca nella struttura del tempo, dei cambiamenti climatici e cosmici a lungo raggio. Ma li vediamo, noi, i segni di questo inferno autoinflitto? E stiamo contando i giorni che mancano al momento in cui le nazioni progredite, o quelle meno progredite, cominceranno a fare ricorso alle armi più infernali? Non è inevitabile? Tutti i nascondigli segreti in varie parti del mondo. Le aggressioni programmate saranno neutralizzate dai cyberattacchi? Le bombe e i missili colpiranno i loro obiettivi? Siamo al sicuro noi, qui, nel nostro sotterraneo? E che impatto si registrerà nei vari continenti, di che entità sarà il colpo inferto alla coscienza mondiale, a prescindere dai megaton? Quanto post-Hiroshima e post-Nagasaki? Di nuovo le vecchie città distrutte, le rovine promordiali centomila volte più devastanti di un tempo. Penso ai morti, ai mezzo morti e ai feriti gravi, nostalgicamente adagiati sui risciò per essere poi trasportati in mezzo a quel paesaggio distrutto. O mi sto perdendo nel nebuloso ricordo di vecchie immagini di repertorio?
Zero K
Giornate di ordinaria deriva
Le cose che la gente fa, di solito, cose dimenticabili, cose che respirano appena al di sotto della superficie di ciò che riconosciamo di avere in comune. Voglio che questi gesti, questi momenti abbiano un significato, controllare il portafoglio, controllare le chiavi, qualcosa che ci tenga uniti, implicitamente, chiudere e richiudere a chiave la porta di casa, ispezionare i fornelli della cucina per controllare la potenza della fiamma azzurra o eventuali perdite di gas.
Questi sono gli effetti soporiferi della normalità, le mie giornate di ordinaria deriva.
La droga fantoccio
Vado avanti grazie alla droga fantoccio della tecnologia a uso personale. Ogni pulsante sfiorato mi provoca l’eccitazione neurale della scoperta di qualcosa che non avevo mai saputo né avevo mai avuto bisogno di sapere finché non mi compare sotto gli avidi polpastrelli, dove rimane per il tremolio di un secondo per poi scomparire per sempre.