Premesso che il mio accento è come quello di Blixa e non se ne va, il mio lessico con gli anni le frequentazioni i trasferimenti si è ampliato (o quantomeno modificato) e ha inglobato parole da varie lingue e dialetti delle quali ormai non riesco più a fare a meno, per un motivo o per l’altro. Più che intraducibili (che ci credo poco), queste parole sono insostituibili.
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parole
Il continuo ritorno
Non sono più emozionato come le prime volte che tornavo a camminare nella mia piccola città, ho iniziato ad accettare (e dare per scontata) la mia doppia (molteplice) cittadinanza.
Però continuo a vedere ancora (sempre di più) questi luoghi e queste persone con occhi estranei/stranieri. I vecchi in bici, col basco, con la pipa, che gesticolano borbottano esclamano, le donne al mercato, chine, basse, rumorose, i giovani dai lineamenti, barbe, capelli, visi, vestiti scuri, giacche sciarpe sciarpine scarpe ritagliate sulle persone, gli sguardi fin troppo espressivi e curiosi, le parole, così tante lasciate nell’aria, fra le persone, sovrapposte incerte abbozzate esclamate complici compunte cantate. I silenzi come segni di interpunzione, non come spazi infiniti.