E poi l’altro giorno ho sentito alla radio (viva i podcast) Paolo Nori che diceva di cercare sempre (come scrittore e come lettore) una lingua centrifuga piuttosto di una lingua centripeta. Mi è parsa una bella cosa.
Paolo Nori
Le non-classifiche del 2014 #3: qualche libro (e un fumetto)
Ancora niente classifiche, solo titoli, e in questo caso neanche dell’anno passato.
Semplici libri (e fumetti) letti durante il 2014.
Viste le date di pubblicazione della maggior parte dei libri citati, qui la dicitura “dell’anno” qui fa particolarmente ridere.
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Le cose non sono le cose #3
Senti Bassotuba, sai cosa significa dipendente? È uno che lavora per un altro, dice Bassotuba. No, le dico. È il participio presente del verbo dipendere. Ah, dice Bassotuba. Sai da dove viene dipendere? le chiedo. No, risponde. Deriva dal latino dependere. Uh, dice lei. E sai cosa significa dependere? Non lo so, sussurra. Dependere significa pendere a testa in giù: vuoi vedermi pendere a testa in giù dagli uffici della ditta Cif di Modena?
Le cose non sono le cose #2
Sul giornale c’è scritto che a Pechino un cinese, Chen Yunquin, si chiamava, titolare di una rubrica televisiva, nel 1998 aveva fondato inssieme a tredici amici l’associazione «Coltivare l’amore», che aveva offerto assistenza e consulenza a centinaia di aspiranti suicidi. Deluso dal fatto che il suo secondo romanzo, Vivere, era stato rifiutato, come già il primo, Sorridi alla vita, da tutti gli editori ai quali l’aveva proposto, Chen Yunquin si è impiccato a Pechino, a cinquantatre anni. Strappo il ritaglio e me lo metto nel portafoglio, che queste cose possono sempre servire.
Le cose non sono le cose #1
Sul palco due hiphopper dicono Adesso facciamo fristàil, che significa che improvvisano e dopo un po’ si sente «Còme-nell’infìnito-dì-Ùnga-rétti».
Bei concerti mi porti a sentire, Bassotuba, andiamo a letto, che è meglio.
Che dopodomani ricomincia la vita ordinaria. Con la sua trama di collisioni. Di mezze misure. Di corsettine.