Blind Dates (shemtkhveviti Paemnebi) è una commedia amara, malinconica come Sandro, personaggio che vive sullo sfondo persino nel film di cui è protagonista. Si mescolano e sovrappongono voci, problemi storici e sociali della Georgia (rifugiati, crisi economica), personaggi più o meno macchiettistici e divertenti, ma Sandro rimane imperturbabile, incapace di interagire con una realtà un po’ troppo distante e crudele per lui.
Le scenette più riuscite e divertenti (per me) sono quelle coi genitori anziani che si lamentano di un figlio incapace di reagire e che potrebbero essere tranquillamente girate da noi, mentre fra i personaggi spiccano Iva, l’amico esperto di calcio e donne che un po’ tutti hanno, e Manana, la donna che pare poter dare una svolta alla vita di Sandro, non fosse che questa non è proprio una commedia e non ha un finale risolutivo e consolatorio. I luoghi sono semplici e spogli, si potrebbe dire poveri, per quanto affascinanti nella loro fatiscenza.
Il ritmo del film in generale è tutt’altro che veloce, specie per le commedie a cui siamo abituati, ma ciò non toglie nulla alla comicità di certe scene e in generale alla riuscita del film. Intreccio e umorismo (mai eccessivo, nonostante le risate quelle sì eccessive del pubblico berlinese, manco ci fosse Ugo Dighero nel ruolo del protagonista) coinvolgono, ma non distolgono dall’empatia col protagonista, interpretato da un ottimo Andro Sakvarelidze (ok, mai sentito ovviamente, ma mi è piaciuto molto) che si distingue rispetto al resto del cast, composto da professionisti e non.
Semplice e bello, nella sua malinconia, condito da ambientazioni e scene ben costruite.
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