Quando presentai il romanzo a Lisbona c’erano circa milleseicento persone in sala. Ci fu un lungo dibattito e a un certo punto l’ex presidente Mario Soares, che sedeva accanto a me, si girò con fare indignato e mi chiese: se si arrivasse a una votazione in cui, non dico l’ottanta per cento delle schede — come è scritto nel romanzo — ma anche solo il quindici per cento fosse in bianco, non crede che questo risultato rappresenterebbe il crollo della democrazia? Ah sì? ho detto io. Perché invece il quaranta per cento di astensioni non lo è?
Francesca Borrelli
Per la verità
Nei romanzi che compongono la Trilogia si narra di sparizioni inspiegabili, investigazioni improvvisate, scambi di ruolo, osservatori che si scoprono osservati, intrecci di vita governati dal caso. E in una delle ultime pagine si legge: «In sostanza, le tre storie sono una storia sola, ma ognuna rappresenta un diverso stadio della mia consapevolezza di essa». Dunque, a questo punto le chiedo un aiuto per orientare meglio i lettori.
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La violenza come risposta alle promesse del consumismo
Lei ha dichiarato una volta che la violenza contemporanea le sembra una sorta di cinica risposta alle promesse del consumismo. Cosa intendeva, di preciso?
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