Fedor Dostoevskij

Delitto e castigo: parte terza

I: dove Razumichin espone la sua teoria su verità e menzogna, e Avdot’ja Romanovna cammina avanti e indietro
II: dove Razumichin legge la lettera di Pëtr Petrovič Lužin
III: dove Raskol’nikov capisce che non potrà più parlare del tutto con nessuno
IV: dove uno sconosciuto segue Sof’ja Semënovna Marmeladova, detta Sonja
V: dove Raskol’nikov e Porfirij Petrovič disquisiscono sugli uomini ordinari e straordinari
VI: dove uno sconosciuto, forse un artigiano, dà dell’assassino a Raskol’nikov

Delitto e castigo: parte seconda

I: dove Raskol’nikov viene convocato dalla polizia
II: dove Raskol’nikov va a trovare Razumichin
III: dove Raskol’nikov continua a guardarsi attorno agitato e sconvolto
IV: dove Razumichin fa una ricostruzione molto acuta, forse troppo
V: dove Pëtr Petrovič Lužin illustra i pregi dell’individualismo capitalista
VI: dove Raskol’nikov torna sulla scena del delitto
VII: dove Marmeladov chiede un sacerdote

Weird everywhere

Da quando ho letto l’antologia The New Weird (di dieci anni fa!) e la relativa definizione/spiegazione di new weird di Jeff VanderMeer, vedo il new weird ovunque. O meglio, ho capito che il new weird non esiste e che in Italia (Europa?) si sovrappone col concetto di “fantastico” dove il fantastico è quasi sempre perturbante, anche nelle storie per bambini. Temo che il new weird nasca proprio dal problema americano di non riuscire a distanziare il fantastico dal fantasy così come è spesso inteso anche da noi. Rimane che il 90% della letteratura fantastica (e non!) ricade nel new weird, compresi i seguenti due romanzi che ho appena letto.
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Il sottosuolo

Nel mio passato di lettore onnivoro e ondivago, mi sono capitati pochi russi per le mani: qualche racconto di Tolstoj, Bulgakov negli ultimi anni e nient’altro, che io ricordi. Non so esattamente perché quest’anno mi sia deciso a colmare (in piccola parte) questa mia lacuna. Uno dei motivi è la solita metro per andare e tornare da lavoro, un altro potrebbe essere Paolo Nori. O magari, compiuti trent’anni, ho deciso di smettere di rimandare le cose. Sarebbe bello.
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