esercizi di stile

esercizi di stile: elenco (esteso)

Freddo. Manubrio, cavalletto, sella, cannone, telaio, pignone, raggi, camera d’aria, catena, ruote, pedali, pedivelle. Lettore, auricolari, CCCP. Marciapiedi, strade, piste ciclabili. Case, condomini, giardini. Parchi, edifici, uffici.
Cappotto, cappello, attaccapanni, sedia, scrivania, computer, monitor, mouse, tastiera, penna, fogli sparsi.
Porta adiacente. Finestre, stampe, foto, scaffali, armadi, bidoni, finestre, lavagne, poster, quadri, riquadri. Portadocumenti, temperini, matite, gomme, penne di vari colori, computer, mouse, tastiere, monitor, monitor, monitor. Cellulari, caricabatteria, ventilatore, tavolino, scrivania, poltrona, sedie per gli ospiti.
Parole, parole, parole.
Domande, domande, domande.
Software, app, applicazione. Azienda, dipendenti, persone coinvolte. Requisiti, analisi, progetto. Documentazione.
Mail, mail, mail.
Referente, capo progetto, programmatore. Mail di richiesta, mail di risposta.
Documento di analisi.
Inoltro, ricezione, felicitazioni.

esercizi di stile: romagnolismi (volgare)

A veg a lavuré con la bici, mi sento Secondo Casadei ch’um schelda un bisinì cun sto frédd.
Arrivo ch’a so stracc e subito quel canchero del capo mi incantona con una storia di sto softuér che me a ne capìs. Um dis di cosare un po’.
Boh, tutta sta gnola par dì che devo cosargli un quell’icè.
Non so cosa strolgare, ma pù mi vien lo sbuzzo di chiederlo a coso lì dell’altra cosa di là che lui sti quel ique se ne intende.
E infatti ce l’ha lui sto foglio che aiò da dé a che sgumbié di là.
Botta di culo che se no an saveva miga dov arvultem.

Esercizi di stile: spagnolismi (descanso)

Llego all’oficina con la bici, escuchando los Ska-P. Pero es frío, tio, que chungo el tiempo.
Ayer una noche de puta madre y ahora no tengo gana de trabajar, pero el jefe me pregunta súbito algo. No entiendo bien, pero no es importante.
Espero un poco, pero despues el jefe me pregunta la misma cosa.
Tio, que pasa? Tiene prisa?
Tranquilo.
Estan las dos y quero descansar un poco.

esercizi di stile: tedeschismi (plannen)

In Ufficio gehe ich mit Fahrrad, ascolto i Kraftwerk, nicht so kalt.
Mi tolgo die Jacke und den Hut, vengo dallo Chef convocato. Herr Chef fa un preciso Discorso, bezüglich una nuova Applicazione Software, das noi l’Anno prossimo compreremo. Dann dice lui a me “L’Analisi Tecnica ganz schnell!”.
La mattina stessa contatto io il Referente della Software House, das(/die/der?) il Software sviluppato ha. Herr Referente manda mir l’Analisi del Software. Ich inoltro allo Chef das Dokument.
Danke. Bitte.
Wie geplannt.

esercizi di stili: anglicismi (cool)

Non è più il weekend, vado al mio department con la bike, nell’mp3-player ascolto solo Burial.
Subito il capo mi fa una call. Fa tutto un discorso cool, software app, business plan, che però non va straight to the point.
Allora giù di faq. Quello mi lascia il todo.
Vai di requirement analysis allora. Provo con le mail, cerco il reference id. Programmer o no, questo mi gira il document che mi serve. Forward to the boss e sono già nel suo office, business unit, location.
Thank you so much, I appreciate your job.
You’re welcome, my dear.

esercizi di stile: programmazione logica (Prolog)

meteo(freddo).
musica(autechre).
capo(divagazioni).
capo(X):-capo(X).
capo(analisi_tecnica,ringraziamenti).
capo(X,Y,Z):-domanda(X), argomento(Y), risposta(Y,Z).
domanda(X).
argomento(nuovo_software).
risposta(nuovo_software,analisi_tecnica).
lavoro(X,R):-capo(desiderata,X,Y),ditta(X,Z),mail(Y,Z,A),capo(A,R).
ditta(X,referente).
mail(Y,referente,Y).

?-lavoro(X,R).

esercizi di stile: cyberpunk

Mi inietto in un ciclotunnel con il mio terminal umano e arrivo nel luogo immaginato senza neanche scompormi in pixel. Nelle orecchie mi martella la musica futurista degli Haujobb, proiettandomi nella quinta dimensione.
Un uomo vestito completamente di pelle nera, senza personalità ma con più protesi che pori mi guarda come solo degli occhi artificiali possono guardare. Mi sento a disagio ma solo fino a che la sacca di dopamine nascosta nei miei organi interni non si scioglie per rilasciare il contenuto della droga nel mio organismo. Non capisco cosa voglia da me l’uomo in nero, di cui conosco solo il nome in codice FALSE, ma mi tuffo nel cyberspazio senza pensarci due volte. La droga altera le mie percezioni anche dove di reale non c’è nulla, ma d’altronde cos’è reale lo dicono gli impulsi che arrivano al mio cervello. E il confine fra il mio corpo e l’universo, informatico e non, non è mai stato così labile come ora. Blindspring si manifesta al mio fianco senza che io me ne renda conta e io le parlo come a un essere umano, anziché a un costrutto che forse risiede solo nel retro della mia mente. Mi allaccio a quanti più contatti possibili, digitandomi in ogni riquadro del cyberspazio da me conosciuto. Il riflesso di tutto ciò sulla schifosa realtà dove vivo si riverbera in ogni dispositivo elettronico a portata di mano. Nei vicoli i generatori di emozioni vanno in tilt e le illusioni croniche si trasformano in incubi cibernetici. C’è solo una parola che può salvarmi. La trovo e la riporto all’uomo vestito di nero, al quale nel frattempo sono spuntati altri tre occhi artificiali sul cranio rasato. Impianti illegali costosissimi sulla cui utilità ho grossi dubbi. Rimane impassibile mentre gli consegno quel che mi aveva chiesto, o meglio ordinato, come se io fossi agli ordini di qualcuno e non una variabile aleatoria del grande spazio che separa virtuale e reale. Non gli ho mai sentito pronunciare una parola. Non credo che mi ringrazierà.