animismo

Esercizi di stile: animismo

La bicicletta mi condusse fino all’ufficio, mentre gli auricolari mi urlavano nelle orecchie la musica dei Siouxsie and the Banshees. Il freddo mi aggrediva la faccia e le mani.
Il cappotto e il cappello scivolarono via da me, come di propria volontà, ma subito udii la voce della stanza accanto fare il mio nome. La giacca troppo piccola e quella cravatta che strozzava la gola mi dicevano parole vuote, nelle quali non scorgevo un senso. Solo alla fine colsi delle penne sbattere sul tavolo una frase vaga “vedi un po’ tu cosa puoi fare”.
Senza che ne articolassi il pensiero, furono le mie mani, la mia camicia, i miei calzoni incapaci di trovare pace in quell’ufficio, fu la mia voce infine a chiedere ulteriori dettagli che non mi interessavano affatto. Compresi infine che un documento scritto mi aspettava, un resoconto, un rapporto tecnico, un’analisi dettagliata, qualcosa su cui non avevo il minimo potere.
Il mio computer e quello di un programmatore della ditta referente comunicarono tramite mail per mezza giornata, prima di concedermi una copia del documento richiesto. Mi guardò dallo schermo, spietato, ma io gli sorrisi. Quando raggiunse anche il mio capo reparto, fu di nuovo la voce della sua stanza, gonfia, strozzata, a chiamare il mio nome. Per dire grazie con un certo sollievo stavolta.