Scrivere all’infinito

Sentii, giunto all’ultima pagina, che lamia narrazione era un simbolo dell’uomo che io ero mentre la scrivevo, e che, per scriverla, avevo dovuto essere quell’uomo, e che, per essere quell’uomo, avevo dovuto scrivere quella storia, e così all’infinito. (Nell’istante in cui esso di credere in lui, Averroè sparisce.)


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[J.L. Borges, La ricerca di Averroè (La busca de Averroes) da L’Aleph (El Aleph), 1952,
trad. Francesco Tentori Montalto, Giangiacomo Feltrinelli Editore 2010, p.100]

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