rinunciato alla speranza

Quando la borghesia del XX secolo cominciò a rinunciare alla fede nel progresso, al «miglioramento» non si contrappose, per esempio, l’idea della «cattiva fine», ma l’idea che il presente è «l’Inferno» (naturalmente in senso più o meno metaforico). Ciò succedeva già con Strindberg; e da allora nulla è fondamentalmente cambiato (in Céline, in Kafka, nel giovane Sartre). Ma, se questi autori avevano già rinunciato alla loro speranza nel progresso, dipendevano però ancora in modo polemico da quella speranza. Incapaci di immaginare un futuro che non fosse «progresso», ora che non credevano più al progresso non cedevano più nessun futuro. Con il concetto di un «futuro migliore» buttarono via il concetto di futuro in genere.


[Günther Anders, L’uomo è antiquato, Vol. I (Die Antiquertheit des Menschen, I), 1956,
trad. Laura Dellapiccola, Bollati Boringhieri 2022, p. 319]