La sensazione profonda e incessante della propria mancanza di talento e, contemporaneamente, l’insormontabile desiderio di convincersi di essere un uomo indipendente al massimo grado avevano intensamente intaccato il suo cuore, sin quasi dall’adolescenza. Egli considerava l’irruenza dei desideri come la propria forza. Per la sua smania di distinguersi sarebbe stato disposto anche al salto mortale più spericolato, ma quando si arrivava a quel punto, il nostro eroe si rivelava sempre troppo intelligente per risolvervi a saltare. Questo lo uccideva.
[Fëdor Dostoevskij, L’idiota, 1869]