is this really obvious?

It is interesting that out of the famous triumvirate of “the good, the true, and the beautiful”, the dichotomists always select the true as obviously a matter of observable or demonstrable fact, leaving the other two terms as obviously matters of subjective value. But is this really obvious?

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queste scale

Se queste scale le avessimo fatte a scendere, mi sarei aspettato l’inferno. E nel deludere l’aspettativa, qualsiasi cosa avessimo trovato l’avrei accolta con favore.
Ma, visto che siamo a scalare, quello che mi aspetto è il paradiso. E non trovandolo sarà una delusione certa.

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e così di seguito

Era dunque capitato piuttosto spesso che la persona più semplice e banale del mondo davanti alla sua tazza di caffè portasse il nostro discorso su Schopenhauer, così come una volta accadde, ed è soltanto un esempio, che una signora accompagnata da un nipotino screanzato, divorando a grandi tocchi il suo Strudel di mele sotto il ritratto dell’Arciduca, fece in modo che i pazzi e i buffoni di corte di Velàzquez al Prado diventassero il fulcro di una nostra conversazione che tra una cosa e l’altra si protrasse poi per diverse ore. Un ombrello caduto per terra non solo poteva portare il nostro discorso, come a chiunque vien fatto di pensare, su Chamberlain, ma perfino sul presidente Roosevelt, e un qualsiasi passante che vedevamo per la strada con un piccolo pechinese al guinzaglio sulla vita straordinariamente dispendiosa dei maragià indiani, e così di seguito.

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Ludwig e Paul

Per un secolo i Wittgenstein hanno prodotto armi e macchinari, e poi alla fine, per coronare il tutto, hanno prodotto Ludwig e Paul, il celebre, epocale filosofo e il pazzo, a Vienna almeno altrettanto celebre se non persino più celebre dell’altro, quel pazzo di Paul che era filosofico tanto quanto suo zio Ludwig, come viceversa il filosofo Ludwig era pazzo esattamente come Paul: a uno, Ludwig, era stata la filosofia a dare la celebrità, all’altro, Paul, la pazzia. Uno, Ludwig, era forse più filosofico, l’altro, Paul, era forse più pazzo, ma oserei dire che del più filosofico dei Wittgenstein noi pensiamo che sia stato filosofo perché ha messo nero su bianco la sua filosofia e non la sua pazzia, e dell’altro, di Paul, che sia stato pazzo perché ha represso la sua filosofia e non l’ha resa pubblica per mettere in mostra soltanto la sua pazzia.
[…]
Ludwig Wittgenstein, non meno di Paul Wittgenstein, è sempre stato agli occhi dei suoi familiari un matto patentato di cui gli stranieri, avvezzi da sempre a dare ascolto a ogni dabbenaggine, hanno decretato la grandezza. Con divertita sufficienza e scuotendo il capo essi sostenevano che il mondo si era fatto infinocchiare dal loro matto di famiglia e che gli inglesi lo avevano reso celebre decidendo di punto in bianco che era un gigante dello spirito.

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un fuoco di bivacco hi-tech

È dunque facile immaginare le città cablate del futuro non come cornici per il cyberpunk o la world music stile Megatripolis, ma come un fuoco di bivacco hi-tech, persone che si collegano per ricordarsi com’era la vita da scollegati, plasmando il loro isolamento in qualcosa di simile alla comunità.

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una malignità del mondo

«La malignità degli oggetti». – Un inutile antropomorfismo. Si potrebbe parlare di una malignità del mondo; sarebbe facile immaginare che il mondo, o parte di esso sia opera del diavolo; e non è necessario immaginare un intervento diabolico caso per caso; tutto può avvenire «in conformità con le leggi naturali»; e allora l’intero progetto mira appunto fin dal principio al male. L’uomo però si trova in questo mondo, dove le cose vanno in pezzi, franano, provocano ogni sorta di sciagure. E naturalmente l’uomo stesso è una fra le tante cose.

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perché no?

Ed è bene ricordarsi che l’attività onirica non produce solo quei sogni importanti e trasformativi che si leggono nei trattati di psicologia: anzi, vi cresce una folta vegetazione di immagini e situazioni pazze a cui è difficile (e in fin dei conti, inutile e poco divertente) affibbiare un senso compiuto. Di solito i sogni più assurdi facciamo fatica a ricordarli, così come le storie più pazze sembra sempre che non valga la pena di scriverle. Ma in fondo perché no?

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