L’altro giorno, vedendo Parasite (il nuovo film di Bong Joon-Ho, capolavoro), ho fatto caso ai personaggi che ricorrevano all’inglese per frasi fatte (presumibilmente mutuate a loro volte da film) e contesti preconfezionati, come ad esempio i colloqui di lavoro.
“Is it ok with you?”
Mi ha fatto venire in mente quella coppia cinese, udita durante il mio primo (e per ora unico) viaggio in Giappone: non capivo nulla del loro scambio se non quando, in mezzo al flusso di suoni monosillabici, emergeva una frase-standard-da-colloquio come “what do you think about start-up?” o “why do you think this is a good opportunity?”. Situazione che allora trovai surreale, ma che mi rendo conto aver penetrato non solo le realtà asiatiche, piegate alla neolingua occidentale per quanto di più occidentale abbiamo esportato/è stato esportato dall’america: i codici del lavoro corporate. L’Europa stessa, il nostro immaginario, è colonizzato non solo dalle frasi fatte, ma anche da situazioni e dinamiche aziendali preconfezionate, e per questo surreali, figlie di un contesto mutuato completamente da un mondo creato ex-novo e totalizzante. Il teatro dell’assurdo al giorno d’oggi si svolge in tutte le aziende del mondo, secondo codici condivisi in tutto il mondo.
La neolingua che emerge dal flusso mi ha fatto pensare però anche alle poesie di Raffaello Baldini, dove l’italiano emerge dal romagnolo per frasi intere, quando quelle frasi non possono essere spezzate, perché assolvono allo stesso compito dell’inglese nei colloqui o in certi ambiti lavorativi: descrivono un mondo che prima non esisteva, almeno non secondo quei parametri.
cumè, l’è prèst, l’è al sèt e mèz sunèdi,
quant t vu magnè? zò, sbréigti, ch’al s’agiàza,
agli è s-ciavéidi? e mètti e’ sèl, ma tè
u t pis salèd, ch’u n va mégga tènt bén,
a n so sno mè ch’a l déggh, u l dí i dutéur,
troppo sale fa male
[Ciacri, da La nàiva / Furistír / Ciacri, Raffaello Baldini, Giulio Einaudi Editore, 2000]
O ancora meglio:
amo parchè agli è lavurèdi a mèni,
hanno un valore, ad róvar, e la su idea,
ch’émm zcòurs, in fònd, dis, mè
s’a ciap ènch’ zent zentedismélla frènch,
chi è ch’n ti dà?
[Al scaràni, da La nàiva / Furistír / Ciacri, Raffaello Baldini, Giulio Einaudi Editore, 2000]