non solo del tutto inutili

Per essere ciò che il mondo ha sempre rappresentato, una dimora per gli uomini durante la loro vita sulla terra, la sfera artificiale umana deve costituire uno spazio adeguato per l’azione e per il discorso, per attività non solo del tutto inutili per le necessità della vita, ma anche di natura completamente differente dalle molteplici attività di fabbricazione, grazie a cui sono prodotti il mondo stesso e tutte le cose che vi sono. In questa sede non abbiamo bisogno di scegliere fra Platone e Protagora, o di decidere se sia l’uomo o un dio la misura di tutte le cose; ciò che è certo è che la misura non può essere né l’impellente necessità della vita biologica e del lavoro, né lo strumentalismo utilitaristico della fabbricazione e dell’uso.


[Hannah Arendt, Vita activa (The Human Condition), 1958
trad. Sergio Finzi, Bompiani 1964, pp. 125-126]