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Mi sono sentito inquieto. Il silenzio aveva cessato d’un tratto.
All’improvviso si è spezzato un giorno infinito di acciaio. Mi sono piegato sul tavolo come un animale, con le mani come artigli inutili sul legno levigato. Una luce senz’anima era entrata negli angoli e negli animi e un suono di montagna vicina era precipitato dall’alto, strappando con un grido il velo duro dell’abisso. Il mio cuore si è fermato. La gola mi pulsava. La mia coscienza ha visto solo una macchia d’inchiostro su un foglio di carta.
[Fernando Pessoa, Il libro dell’inquietudine di Bernando Soares (Livro do desassossego por Bernando Soares), 1982,
trad. Maria José de Lancastre e Antonio Tabucchi, Giangiacomo Feltrinelli Editore 2008, p.102]
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