Eppure, il successo di questa cucina veloce tra le leve più giovani non è dovuto all’assenza di rituale, ma al fatto di offrire un rituale alternativo, adatto ai nuovi valori. Un pasto in un McDonald’s, secondo Farb e Armelagos, può essere interpretato come un rituale sociale e religioso. «Il pasto per un cliente abituae dei McDonald’s avviene sotto il segno del doppio arco dorato, in momenti convenuti per la colazione, il pranzo e la cena. È un rituale caratterizzato dall’uso di un vocabolario e di certi gesti prescritti da altri che non sono coloro che utilizzano tale vocabolario o compiono tali gesti, codificati in un qualche testo, sacro come la Bibbia.» Infatti, la multinazionale McDonald’s ha creato un manuale di trecentosessanta pagine destinato ai suoi dipendenti, per imparare a cuocere e servire hamburger, patatine e bibite gassate. Inoltre, i dipendenti si formano in brevi corsi speciali nella cosiddetta Hamburger University, a Elk Grove, nell’Illinois, e ogni assiduo dei McDonald’s conosce un linguaggio estraneo al mondo esterno: «Vorrei un Big Mac Menu». «Medio o grande?»
[Manuel Vázquez Montalbán, Contro i gourmet (Contra los gourmets), 1985,
trad. Hado Lyria, Edizioni Frassinelli 2005, pp.234-235]
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