La credenza popolare dell'”uomo forte” che, isolato dagli altri, deve la sua forza al suo essere solo, o è mera superstizione, basata sulla illusione di poter “fare” qualcosa nella sfera degli affari umani – “fare” istituzioni o leggi, per esempio, come facciamo tavoli o sedie, o fare gli uomini “migliori” o “peggiori” – o è consapevole sfiducia in ogni azione politica e non politica, insieme con la speranza utopistica che si possano trattare gli uomini come si trattano altri “materiali”.
[Hannah Arendt, Vita activa (The Human Condition), 1958
trad. Sergio Finzi, Bompiani 1964, p. 137]