l’invisibile

Dal momento che nessuno di questi uomini ha mai detto o scritto una parola per spiegare perché preferisca passare inosservato e vivere senza alcuna ambizione nelle modeste stanze sul retro della propria casa pressoché insignificante, posso dire solo che intuisco, in ognuno di loro, una tranquilla determinazione a dimostrare che le pianure non sono ciò che molti dei loro abitanti ritengono che siano. Non sono, cioè, un grande teatro che aggiunge significato agli eventi che si recitano al suo interno. Non sono nemmeno un immenso campo d’azione per esploratori d’ogni genere. Sono, semplicemente, una comoda fonte di metafore per chi sa che sono gli uomini a inventare i loro significati.
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Eppure, l’alba del mattino seguente allontana questi dubbi, e nel momento in cui non riesco più a guardare quell’orizzonte che mia bbaglia decido che l’invisibile è solo ciò che è troppo illuminato.


[Gerald Murnane, Le pianure (The Plains), 1982
Safarà Editore 2019, trad. Roberto Serrai, pp. 104-105]