Le non-classifiche del 2014 #3: qualche libro (e un fumetto)

Ancora niente classifiche, solo titoli, e in questo caso neanche dell’anno passato.
Semplici libri (e fumetti) letti durante il 2014.
Viste le date di pubblicazione della maggior parte dei libri citati, qui la dicitura “dell’anno” qui fa particolarmente ridere.

infinite_jestil mattone dell’anno: Infinite Jest – David Foster Wallace (1996)
Mi tolgo subito il dente: è un mattone solo per le dimensioni, perché poi scorre via tanto liscio che una volta finito lo avrei voluto ricominciare. E non perché la scorrevolezza sia un valore, ma perché non volevo abbandonare quel mondo e quei personaggi di cui ancora non avevo capito tutto (e tutto non l’ho capito neanche ora dopo essermi informato su internet…). Poco ma sicuro che questo è uno di quei libri che rileggerò prima o poi.

opinioni_di_un_clownla sorpresa dell’anno: Opinioni di un clown – Heinrich Böll (1963)
Ok, bella scoperta un premio nobel, ma io sono ignorante e si sa. Però ho pescato questo libretto in una bancarella dell’usato e la mia partenza per la Germania me ne ha stimolato l’acquisto. Tendo a leggere sempre e solo i miei autori preferiti o comunque cose di cui sono abbastanza sicuro, ma ogni tanto qualche lettura casuale ci sta. Le sorprese positive (come in questo caso) sono ancora più piacevoli. Ora c’è da vedere come proseguire nella vasta bibliografia di Böll, sperando non sia l’ennesima vittima della sindrome di Orwell[[1. quella sindrome che rende distribuitissimi solo i 2-3 libri più famosi dell’autore, ma che lascia inesorabilmente fuori da qualunque catalogo tutti gli altri]] come Golding (sorpresona dell’anno scorso).

primavera_nerail delirio dell’anno: Primavera Nera – Henry Miller (1936)
Titolo per il quale non si discute neanche. Tanto per rimanere fra le cose recenti, Miller über alles e c’è poco da dire, se non che qui il delirio è molto più spinto che non nei due Tropici. Da maneggiare con cura, come tutto Miller d’altronde, ma alcuni passaggi sono meravigliosi e probabilmente irraggiungibili, in tutti i sensi.

60raccontila raccolta di racconti dell’anno: Sessanta racconti – Dino Buzzati (1958)
Sessanta racconti sono tanti, e forse qualche ripetizione o riempitivo c’è, ma sono davvero pochi. Fossero stati cinquanta forse non si perdeva molto, ma rimane il fatto che una volta finiti ne avrei voluta ancora di quell’inquietudine sottile, grottesca, minacciosa e a volte anche angosciante. Questi racconti mirano all’animo umano e sono efficaci anche dopo più di mezzo secolo, immortali ed efficaci come quelli di Kafka, la cui citazione è tutt’altro che casuale e forzata in questo caso.

moon_palacela lettura in lingua dell’anno: Moon Palace – Paul Auster (1989)
Premesso che Auster è uno dei miei scrittori preferiti, questo libro non era fra i suoi migliori, almeno secondo me (pur rimanendo un ottimo libro eh, che ce ne fossero!). Tuttavia rileggerlo in lingua gli ha fatto guadagnare moltissimi punti. Non so se sia dovuto alla rilettura con una maggior conoscenza dell’autore e della sua opera o proprio alla mancata traduzione. Fatto sta che ora anche questo libro è andato nella lista di quelli ottimi. In generale comunque i romanzi di Auster si prestano molto alle riletture e alle diverse interpretazioni, vista la densità di dettagli, spunti, approcci e livelli di lettura.

cavernail Saramago dell’anno: La caverna (2000)
Ecco qua il primo (e unico!) libro del nuovo millennio, e rimane il libro di un uomo discretamente vecchio già allora. Come ho già detto e scritto, dovrei prescrivermi un Saramago ogni qualche mese, per quest’anno ho letto solo questo. Mi preoccupo per quando completerò la sua bibliografia, e non mi manca molto. Ho già detto e scritto anche che è difficile riportare una frase sola dai suoi libri, per quanto chilometrica. Questo in particolare è un libro più attuale che mai, ambientato in toto nell’era post-crisi, con un realismo impressionante se si pensa che è stato scritto quindici anni fa da un settantottenne che la crisi praticamente non la vedrà mai. Basterebbe l’autore per renderlo un libro da citare a fine anno, ma basterebbe anche una frase. Ti venderemmo tutto quello di cui hai bisogno, se non preferissimo che tu abbia bisogno di ciò vendiamo.

prose_brevi_Beckettil Beckett dell’anno: Racconti e prose brevi (1950-2010)
Beckett va letto a giuste (piccole) dosi, ma sempre. Sempre. Senza fine. Continuare a leggere Beckett è importante quasi quanto era per li continuare a scrivere. Non c’è un momento idealmente in cui non stia leggendo Beckett. In questo caso si tratta di Racconti e prose brevi, che più che racconti sono prose brevi appunto. Raccolte difficili da raccogliere e interpretare, la cui lettura deve essere lenta e impeccabile, nonostante (o proprio per) la rarefazione delle parole.

Mi sono reso conto di aver citato solo libri tendenzialmente più che vecchi, oltre che tre nobel su sei. Sono un trombone.
E gli altri titoli che voglio menzionare non mi risolleveranno troppo:
Le cose non sono le cose – Paolo Nori (1999) (perché Paolo Nori merita sempre, e il suo romanzo d’esordio ancora di più)
Neuromante – William Gibson (1984) (perché candidatissimo al delirio dell’anno, se non fosse stato per un Miller strepitoso; incredibile comunque pensare all’anno in cui è stato scritto)
Americana – Don DeLillo (1971) (perché ho finalmente accettato che Don DeLillo mi piace e i suoi libri sono appuntamenti fissi ogni anno)
L’immortalità – Milan Kundera (1990) (perché di Kundera si legge tutto; inoltre così ho terminato la fase ceca di Kundera, e non vedo l’ora di iniziare quella francese)

Infine un fumetto (italiano) al volo:
Dylan Dog #333 – I raminghi dell’autunno – Fabio Celoni (2014)
I disegni sono fantastici, ma non sono l’unica cosa degna di nota. Finalmente un numero prodotto da Celoni come autore unico, dove il suo tratto si sposa perfettamente alla storia, divenendone parte integrante. Uno dei migliori Dylan Dog degli ultimi anni e non solo.
E poi finalmente qualcosa del 2014!
Fabio-Celoni

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