in nome di

L’ideale stesso dell’utilità, come gli ideali di altre società, non può più esser concepito come qualcosa che serve a qualche altra cosa. Esso sfida semplicemente la possibilità di mettere in discussione il suo uso. Evidentemente non c’è risposta alla domanda che Lessing pose una volta ai filosofi utilitaristici del suo tempo: “E qual è l’uso dell’uso?” La difficoltà dell’utilitarismo è che rimane preso nella catena interminabile dei mezzi e dei fini senza arrivare mai a un principio che giustifichi la categoria di mezzi e fini, cioè dell’utilità stessa. L’espressione “al fine di” è diventata il contenuto di “in nome di”.


[Hannah Arendt, Vita activa (The Human Condition), 1958
trad. Sergio Finzi, Bompiani 1964, p. 110]