Nel seguente post vi illustrerò uno dei principali problemi di forma (la ridondanza) dei saggisti americani.
Partirò con il precisare che i saggi americani non sono da evitare in toto e che la seguente critica non si rivolge ai contenuti ma esclusivamente alla forma letteraria degli stessi.
Proseguirò poi con l’esplicitare in cosa consista quello che reputo il principale problema dei saggi americani moderni (non mi voglio esprimere su cose che non conosco).
Concluderò infine con un breve riassunto di quanto esplicitato e un’esortazione affinché tale errore non venga ripetuto in futuro.
Con questo testo voglio quindi sottolineare la perissologia dei saggisti americani e la loro apparente incapacità di evitare una certa ridondanza nelle loro opere, aspetto che me ne rende difficoltosa quando non estenuante la lettura.
Lungi da me il condannare contenutisticamente ogni saggio statunitense, mi accingo però a evidenziare per punti i principali problemi insiti nella loro costituzione formativa:
* sono troppo ridondanti
* sono troppo ridondanti
* sono troppo ridondanti
* sono troppo ridondanti
* sono troppo ridondanti
Sarebbe molto gradito se evitassero di ripetere lo stesso concetto per decine di pagine, a volte con parole molto simili, e sarebbe preferibile anche l’omissione di sintesi, riassunti e (soprattutto) anticipazioni ogni paragrafo e/o capitolo.
Con questo mio scritto non volevo quindi condannare la saggistica americana nella sua totalità e tantomeno criticarne i contenuti, la cui qualità non è in questione, specie ad un’analisi così generica. Mi limito soltanto a rimarcare l’intrinseca ridondanza della struttura della maggior parte dei saggi statunitensi da me letti o sfogliati.
In conclusione, trovo i saggisti americani tendenzialmente ridondanti nei loro scritti.