Abbiamo bisogno di esperienza per restare in vantaggio, anche solo di misura, sulla nostra consapevolezza dell’esperienza – se non altro perché la seconda deve ricavare un sinificato dalla prima, per narrarle (…) sia agli altri che a noi, e, per questo, ha bisogno di essere alimentata da una fornitura costante di nuovi fatti e sensazioni. Ma quando il cursore narrativo raggiunge quello dell’interpretazione, quando gli avvenimenti e le situazioni non si reintegrano abbastanza in fretta per la coscienza che sostengono, quando, per quanto velocemente si rigenerino, vengono divorati all’istante da una bocca troppo vorace da permettere a qualsiasi cosa di depositarsi o accumularsi intatto al suo cospetto, allora ci troviamo inceppati, bloccati nel limbo: non possiamo godere né dell’esperienza né della sua consapevolezza.
[Tom McCarthy, Satin Island, 2015,
trad. Anna Mioni, Bompiani Editore 2016, p.77]