Idioti e avvitati male

per ora è sufficiente notare come bestie, idioti, pazzi, bambini (e dèi), vale a dire gli esclusi dal luogo comune, non siano propriamente dotati, secondo Sartre, di parola. In quanto “mal avvitati”, non parlano, piuttosto gesticolano parole. Recitano la comunicazione come accade alle cosiddette macchine intelligenti, anche a quelle più sofisticate, le quali sembrano comunicare, e cioè domandare e rispondere, ma che in realtà sono irrimediabilmente stupide.

[…]

Si esce invece dal luogo comune (e si diventa idioti) quando, come accade al mal vissé, il luogo comune (comunità) è percepito, “visto”, sofferto, come betise del luogo comune. Allora, come accade al piccolo Gustave secondo Sartre, si continua a ballare, si mima la danza degli altri, misurando però a ogni passo il silenzio assurdo che tutto avvolge e che gli altri – gli operatori della macchina – pretendono di non sentire. È il mostruoso silenzio del reale che risuona al fondo del brusio incessante del simbolico.

[Rocco Ronchi, Come fare – per una resistenza filosofica, 2012, Giangiacomo Feltrinelli 2012, pp.145,150]

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