Appunti sparsi di fine lettura:
– godibilissimo, il dipanarsi della trama e dei personaggi nel tempo viene talmente naturale che ha del miracoloso;
– non avevo capito subito che il protagonista (o quantomeno colui che si avvicina di più a questa figura) fosse Pierre, ma è sicuramente il personaggio più interessante;
– il mio idolo però rimane il vecchio Bolkonskij;
– bello anche Kutuzov, per quanto troppo incensato, ma va ricordata la sua ineguagliabile fine:
“Al rappresentante della guerra nazionale non restava più nulla se non morire. Ed egli morì.”;
– alla fine dei conti l’unico vero antagonista di tutto il libro sono gli storici (anche Napoleone viene spogliato di tutti i meriti quanto di tutte le colpe);
– i russi hanno questa ironia e sprezzo dei propri stessi personaggi che si intrufolano in ogni romanzo, anche in quelli più epici, che non so: li sto scoprendo principalmente quest’anno e mi sa che li adoro (chi più chi meno);
– oltre a rappresentare un’esoticità, forse anche involontaria, che fatico a ritrovare in qualunque altra scrittura, anche ben più moderna;
– ho apprezzato il tentativo non sempre riuscito di sospendere giudizi, vedi sopra con Napoleone;
– ho apprezzato anche molte similitudini, come quella di Mosca paragonata a un alveare senza regina (e in generale quelle sulle api sono forse le migliori, per caso Tolstoj era un apicoltore?);
– la misoginia che passa in nonchalance fra una descrizione di Nataša e l’altra non mi ha turbato più di tanto;
– le invettive contro gli storici invece dopo un po’ mi hanno stufato;
– visto l’epilogo mi suona sempre più strano l’uso della parola Provvidenza a metà romanzo, non vorrei fosse un intrusione del taduttore (Pietro Zvetermeich).
Scene fantastiche:
– tutte quelle con il vecchio Bolkonskij;
– quasi tutte quelle con psycho Dolochov;
– quando il pusillanime Rastopèin getta il prigioniero politico (Verešèagin) nelle fauci della folla;
– in generale guerra > pace
In conclusione:
– ho preferito il Tolstoj narratore al Tolstoj saggista (per quanto l’epilogo giunga a esprimere un pensiero più o meno chiaro e interessante, da non sottovalutare (ma non credo che nessuno sottovaluti Tolstoj o Guerra e pace)), spesso pungente ma anche impreciso e ridondante.