A circa una settantina di km da Berlino, a Buckow, c’è la Brecht-Weigel-Haus.
Anche se non siamo dei gran lettori di Brecht, ci sembra un buon motivo per andarci. In bici.
Partiamo a metà mattina, seguendo le indicazioni di Naviki (un’app decisamente migliore di Google Maps per le piste ciclabili). Usciamo dal Ring di Berlino dopo poco, sopra a Schönhauser Allee, superiamo il Weißensee, altro lago sul quale Brecht aveva una casa. Evidentemente a Brecht piacevano i laghi, ma a noi non interessano molto le case di Brecht in sé.
La trasformazione della megalopoli in campagna è più lenta e graduale di quanto immaginassimo: agglomerati di Plattenbau continuano a farci compagnia fino a circa Ahrensfelde, l’equivalente di un paesino di campagna a più di 10km dal Ring. Di lì in poi ritroviamo le grandi pianure, i boschi e i sentieri teutonici, in qualche modo simili a quelli del Nordrhein-Westfahlen a cui eravamo abituati. Tanto che, poco dopo Mehrow (dove incrociamo un piccolo matrimonio), stanchi della pista ciclabile parallela alla strada delle auto, decidiamo di avventurarci per un sentiero non asfaltato. La deviazione (con tanto di sovrappasso autostradale) risulta però più difficoltosa del previsto per via del terreno del Brandeburg, che scopriamo molto sabbioso (e al limite dell’impraticabile in bicicletta). Ma le sorprese coi manti stradali non sono finite, perché alcuni tracciati sono stati addirittura lastricati, come non avevo mai visto in un sentiero di campagna. Di una scomodità unica.
Tornati sulla via principale, passiamo effettivamente per dei campi, ma seguendo piste ciclabili asfaltate e ammirando coltivazioni sterminate di patate. Ammiriamo (e non comprendiamo) strane costruzioni di legno, come delle piattaforme rialzate per fare birdwatching, piazzate in mezzo ai campi coltivati; scopriamo che su Naviki sono indicati anche i fili dell’alta tensione, i cui percorsi si possono seguire fino a quasi all’orizzonte; infine raggiungiamo Atlandsberg, metà percorso esatta. Qui ci fermiamo all’ombra di una chiesa (dove si sta svolgendo un altro matrimonio con pochissimi invitati) a mangiare il nostro pranzo al sacco: piadine con ripieni rigorosamente italiani. Un po’ di stretching, cinque minuti di Settimana Enigmistica, e di nuovo in bici. Dopo una trentina di chilometri ad andatura blanda siamo ancora nel pieno delle forze.
Il passaggio successivo è una splendida ciclabile asfaltata in mezzo al bosco, parallela ma distante dalla strada, fino a quasi Strausberg Vorstdat, dove ci incasiniamo un po’ fra i vari sentieri e attraversiamo un binario solitario un po’ per caso. Una volta tornati sulla strada indicata, intravediamo anche qualche bagnante sulle coste dell’Herrensee.
Sempre più immersi nella natura, ci avventuriamo oltre Rehfelde fino a Garzau (prima) e Garzin (poi). A Garzau incrociamo dei tavolini ricolmi di frutta, verdura, marmellate, liquori, ma senza venditori. È un commercio basato sulla fiducia: i prezzi sono scritti sugli oggetti in vendita o in un foglio attaccato al tavolo con un pezzo di scotch, una cassetta metallica forata fa da cassa volontaria. Noi ci serviamo di due mele (gratis) e una marmellata di mele e more (2.50€). Sempre a Garzau troviamo anche dei cartelli stradali indicanti una piramide. Non possiamo far altro che seguirli e scoprire la Pyramide di Garzau: un piccolo edificio fatto costruire da Friedrich Wilhelm Carl von Schmettau nel 1779, pensato come mausoleo ma rivenduto nel 1802 e semidistrutto per un incendio nel 1911. Nel 1999 è stato riscoperto e ricostruito, facendone l’attrazione principale (nonché unica) di Garzau. Si tratta di una piramide tronca di mattoni, non molto alta, adornata di gradini geometrici, molto comodi per la risalita fino alla sommità coperta. La “scalata”, anche se facilissima, è vietata al pubblico, motivo in più per farla.
Dopo quest’ultima deviazione+pausa, con le scorte pressoché esaurite, decidiamo di dirigerci dritti alla meta, ormai a meno di 10km. La prima tappa è Liebenhof, paese/frazione composto da quattro case su di una strada lastricata, unico collegamento(!) fra Garzau-Garzin e Waldsieversdorf. Per fortuna ci sono almeno due striscie di pavimentazione normale per le bici, sfruttate anche dalle poche macchine di passaggio con almeno due ruote su quattro.
Superato anche l’ultimo paesello, ignoriamo i consigli di Naviki, ma non le indicazioni per le biciclette, ed evitiamo proprio Waldsieverdorf per puntare a Buckow attraverso il bosco. Vittime anche degli ultimi falsipiani, arriviamo all’ingresso della cittadina a corto di energia, ma (dopo l’ennesima salita e ridiscesa) raggiungiamo infine la famosa Brecht-Wiegel-Haus.
Stravolti, coperti di sudore e vestiti di dubbio gusto, ma soprattutto con solo 20€ in contanti, decidiamo di astenerci dalla visita della casa (una normale abitazione sul lago), optando per il solo giardino, dove tra l’altro si sta svolgendo un curioso spettacolo musicale alternante canzoni blues americane(??) con letture di Brecht. La breve e gratuita visita del giardino è gentilmente concessa dalla custode, che ci permette di arrivare fino al limitare del grande Schermützelsee, il lago più grande dei quattro che circondano Buckow. In realtà il panorama è molto più interessante da più in alto, visto che la casa delle vacanze di Brecht è proprio al livello dell’acqua, con tanto di pontile, canne e orchidee. Chissà che lo scrittore non si tuffasse proprio da quelle assi di legno ora chiuse al pubblico.
La meta è stata raggiunta, ma il viaggio non è finito: bisogna trovare una stazione che ci riporti a Berlino, perché ormai sono le sei passate e ovviamente di tornare in bici non se ne parla (non è mai stato nei nostri progetti). La stazione più vicina è al già citato Waldsieverdorf. Sono pochi km ancora, lo raggiungiamo solo per accorgerci di aver sbagliato (io) a guardare il piano di rientro: a Waldsieverdorf c’è la stazione, ma non ci passa nessun treno che porta verso Berlino. La possibilità più vicina è la stazione di Müncheberg, solo altri 3 km, ovviamente di sentiero lastricato (perché??).
Nonostante il nostro affrettarci verso una stazione che non è una stazione ma solo una banchina persa fra i boschi, perdiamo il treno di 6 minuti, così dovremo aspettarne altri 54 per quello successivo, proveniente da Kostrzyn nad Odrą.
Mentre aspettiamo ricapitoliamo gli animali visti durante il viaggio: galline, oche, capre, tanti cavalli, un bel bufalo con delle lunghe corna in avanti e un trattore.