Cammino su trampoli oscenamente lunghi, quando mi trovo davanti a un solido che non rispetta alcuna regola euclidea. Intuisco la sua provenienza professionale ed entro dalla finestra.
All’interno le persone camminano sul soffitto e parlano al contrario. Mi mostro subito indaffarato, pur sempre ascoltando un quadro di Dalì. Roteo le braccia in sensi opposti, ma subito mi si avvicina un cono di cemento con pieghe incredibilmente umane. Lontano un barrito mi riporta i pagliacci al pensiero e corro subito dietro al loro pallone. Purtroppo, rimbalza in ogni direzione e io non so più che gravità rispettare. Il cono di cemento si è fatto teschio e mi insegue, indicando pareti squagliate al suo passaggio. Tutto si scioglie e mi decido a regalargli un orologio senza lancette. Solo allora vomita parole solide che mi preoccupo di restituire a quella bocca gigantesca. Peccato che anche lei navighi all’interno di un volto grande come la mia intera persona. Impiego un po’ a ricomporre i connotati, oltre che le frasi, ma infine mi sembra di aver fatto un buon lavoro, perché il volto gaudente mi indica la via per uscire dal labirinto di panna montata nel quale mi ero cacciato.
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