Raggiungo la redazione in bicicletta, i Rolling Stones a palla negli auricolari. Fa caldo, ma ho la camicia arrotolata.
Appena accendo il computer, vengo convocato dal caporedattore. Mi fa tutto un discorso vago su un’edizione particolare, articoli che devono uscire, rapporti e redazionali, poi mi dice “vedi un po’ tu cosa puoi fare”.
Capisco solo dopo una certa insistenza che si aspetterebbe da me un’articolo lungo sul nostro giornale, in occasione del ventennale del nostro giornale, qualcosa da citare nel redazionale (compito normalmente del caporedattore, cioè suo).
Nel pomeriggio, dopo un giro di mail, ottengo finalmente l’articolo di dieci anni prima usato per il decennale. Cambio qualche parola, aggiungo un paio di paragrafi sugli ultimi anni, le nuove tecnologie, la trasformazione del giornalismo. Inoltro il tutto al caporedattore, il quale mi ringrazia e mi elogia per la professionalità.
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