Raggiungo l’ufficietto, bicicletto, mi affretto, ascolto Mauro Repetto, lui viene dal ghetto.
Mi tolgo il giubbetto e il berretto, e subito abietto mi chiama il capetto. Sto stronzetto mi ha chiamato al suo cospetto, tutto eretto, sembra un furetto. Mi ha detto un discorsetto imperfetto e non si capisce l’effetto. Cosa vuole dal mio intelletto.
Glielo chiedo corretto e mi risponde in falsetto. Un manualetto su quel progetto, l’ho letto ma non sono un maghetto, per scrivere l’opuscoletto avrei bisogno di un mesetto.
Devo cercare l’architetto, quello che si è occupato del progetto. Ma non prometto. Gli scrivo di getto, senz’affetto, glielo chiedo schietto. È un bel soggetto, mi invia subito il tesoretto, non c’è trabocchetto. Lo inoltro al capetto col turbogetto.
E subito quel vecchietto è felice come un bimbetto. Mi dice grazie e io accetto. Che bel siparietto.
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