Complici diversi fattori, fra i quali anche il trailer del nuovo film su The color out of space e la lettura del saggetto di Houellbecq su Lovecraft (Contro il mondo, contro la vita), ho deciso per una rilettura natalizia del Ciclo di Cthulhu.
Ultima lettura del ciclo (per me, per questa volta, a Natale mi sono arrivati troppi libri nuovi per continuare a ignorarli): I sogni della casa stregata. Bel summa di tutto quanto letto finora: geometrie impossibili, viaggi spaziali, terribili architetture di città senza nome, statuette di materiali sconosciuti, colori impossibili, richiami a Cthulhu e Nyarlathotep (questa volta sotto forma dell’Uomo Nero), e a nuove creature innominabili (in realtà ho sempre trovato buffo che il topo mostruoso avesse un nome di persona). Il tutto condito di stregoneria e anche un pizzico di misticismo cristiano che in realtà non ho gradito molto (gusto mio, ma il crocifisso mal si sposa con la mitologia lovecraftiana).
In ogni caso ormai la prosa e la consapevolezza di HPL è al massimo, come anche la tendenza proto-fantascientifica di mischiare la scienza contemporanea con gli orrori mistici. Un paio di passaggi rendono l’idea:
Geometrie non euclidee e meccanica quantistica, in dosi eccessive, possono causare gravi mal di capo ai più brillanti. E se si comincia a mescolarle col folklore, tentando di discernere un vago sfondo di universi multi-dimensionali dietro alle astruse trame dei racconti gotici o le dicerie bisbigliate accanto al focolare, non si può pretendere d non avere i nervi un po’ tesi.
Quasi un autocommento con quell’ironia autoconsapevole che HPL dimostra di avere anche nelle proprie autobiografie o nelle lettere.
…una discussione a proposito di certe ipotetiche curvature dello spazio e di eventuali punti di prossimità – persino di contatto – tra la frazione del cosmo in cui abitiamo e ergioni apparentemente lontanissime: dalle stelle più remote ai neri abissi intergalattici, fino a luoghi estranei e distanti come le regioni dell’universo che alcune teorie autorizzano a ipotizzare al di là del continuum spazio-temporale einsteiniano.
Cosa aggiungere se non un ultimissimo passaggio di puro Lovecraft per chiudere questo Adventskalendar arrivato lungo.
Due delle entità mobili non proprio incomprensibili – un ammasso voluminoso di bolle iridescenti ovoidali e un’assai più piccola struttura poliedrica dal colore indefinibile e dalla superficie spigolosa, con gli angoli in perpetuo cambiamento – sembravano essersi accorti di lui e lo seguivano dall’alto o da posizioni laterali metnre si spostava tra prismi titanici, labirinti, raggruppamenti di cubi e superfici piane, quasi-edifici.