Complici diversi fattori, fra i quali anche il trailer del nuovo film su The color out of space e la lettura del saggetto di Houellbecq su Lovecraft (Contro il mondo, contro la vita), ho deciso per una rilettura natalizia del Ciclo di Cthulhu.
Durante i giorni di festa è toccato a La maschera di Innsmouth: si prosegue sulla strada indicata da Colui che sussurrava nelle tenebre, con legioni di creature innominabili pronte questa volta a servire il grande Cthulhu, ma quello che è più importante: la repulsione dell’orrore ormai è tutt’uno con la sua fascinazione. Il protagonista non è più solamente affascinato dalle oscure promesse di Quelli-di-Fuori, ma è addirittura predestinato per ereditarietà genetica a divenire parte degli orrendi Quelli-degli-abissi. Ancora una volta, il terrore esistenziale supera quello spaziale, il crollo del sé fa ancora più paura dell’altro, qualunque siano i suoi numeri e le sue dimensioni.
E qui secondo me cade anche l’accusa di razzismo come base dell’orrore di HPL (per quanto i mulatti non siano mai visti proprio benissimo, e indubbiamente Lovecraft razzista lo fosse).