Complici diversi fattori, fra i quali anche il trailer del nuovo film su The color out of space e la lettura del saggetto di Houellbecq su Lovecraft (Contro il mondo, contro la vita), ho deciso per una rilettura natalizia del Ciclo di Cthulhu.
Ieri è stato il turno di Colui che sussurrava nelle tenebre. Anche qui la rivelazione finale è facilmente intuibile a metà racconto, ma ancora una volta quello che conta è l’orrore, più psicologico/esistenziale che cosmico (questo sotto forma di una razza concorrente al grande Cthulhu, ma non per questo meno orrenda, l’umanità presa come sempre in mezzo a poteri più forti, lontani e antichi di lei). Il non detto qui è importantissimo, non si saprà mai davvero delle sorti del professore Akeley, sicuramente ridotto e probabilmente coatto, spettatore inerme della trappola rivolta all’amico (perché?), ma rimane anche la possibilità (per quanto improbabile e non meno orribile) della sua effettivamente accettazione del viaggio cosmico/esistenziale. Perché farlo tacere allora? Più ci si pensa più l’inquietudine cresce, di pari passo con la tentazione tutta nuova di cedere a questo orrore.
E poi, nonostante quanto appena detto, ecco passaggi che sfiorano l’apice del terrore cosmico-geometrico:
Anche allora mi rifiutai categoricamente di ammettere le sue teorie sulla natura dell'”infinito supremo”, la contiguità delle dimensioni, la terrificante posizione del nostro cosmo spaziotemporale in una catena senza fine di atomi cosmici, comunicanti tra loro in modo da formare il super-cosmo infinito delle curve, degli angoli, dell’organizzazione elettronica materiale e semimateriale.
Mai un uomo sano di mente si era tanto pericolosamente avvicinato ai misteri dell’entità originale; mai un cervello organico aveva sfiorato così da vicino l’annientamento totale del caos che trascende la forma, la forza e le simmetrie.