Cthulhu Adventskalendar 2: Il richiamo di Cthulhu

Complici diversi fattori, fra i quali anche il trailer del nuovo film su The color out of space e la lettura del saggetto di Houellbecq su Lovecraft (Contro il mondo, contro la vita), ho deciso per una rilettura natalizia del Ciclo di Cthulhu.

Riletto ieri Il richiamo di Cthulhu: finalmente gli Antichi entrano in scena, tanto precisi nelle coordinate e nelle dimensioni (alto come una montagna!) che ambigui e iconici nelle ambientazioni (le geometrie non euclidee, un angolo acuto che si comporta come un angolo ottuso), parole scolpite nella mia memoria da quando le lessi la prima volta. Racconto incredibile che ha risvegliato le mie paure a qualunque età. L’avrò letto quindici anni fa e lo ricordavo perfettamente, come ricordo anche i successivi della lista, i più lunghi: Il colore che viene dallo spazio, L’orrore di Dunwitch, La maschera di Innsmouth e il mio preferito: Le montagne della follia. Questo però rimane la scoperta definitiva, l’inizio della fine. A partire dal suo clamoroso incipit:

Penso che la cosa più misericordiosa al mondo sia l’incapacità della mente umana di mettere in relazione i suoi molti contenuti. Viviamo su una placida isola di ignoranza in mezzo a neri mari d’infinito e non era previsto che ce ne spingessimo troppo lontano. Le scienze, che finora hanno proseguito ognuna per la sua strada, non ci hanno recato troppo danno: ma la ricompsizione del quadro d’insieme ci aprirà, un giorno, visioni così terrificanti della realtà e del posto che noi occupiamo in essa, che o impazziermo per la rivelazione o fuggiremo dalla luce mortale nella pace e nella sicurezza di una nuova età oscura.