Le donne, che erano virtuose schiave, divennero libere e dissolute; il divorzio divenne cosa comune; i ricchi smisero d’aver figli. I Greci, che erano passati attraverso una fase simile centinaia d’anni prima, incoraggiarono con il loro esempio quello che gli storici chiamavano il decadimento morale di Roma. Ma anche nei periodi più dissoluti dell’impero, il romano medio pensava a Roma come un esempio di modello etico più puro nei confronti della decadente corruzione greca.
L’influenza culturale della Grecia sull’impero di Occidente diminuì rapidamente dal terzo secolo d.C. in poi, soprattutto perché decadde la cultura in generale. Molte furono le cause, ma una in particolare va ricordata. Negli ultimi tempi dell’impero di Occidente il governo fu, più chiaramente di prima, una tirannide militare, e di solito l’esercito sceglieva come imperatore un generale vittorioso; ma ora l’esercito, anche nei suoi gradi più elevati, non era più composto di Romani colti, bensì di semibarbari provenienti dalle frontiere. Questi rozzi soldati non avevano alcuna dimestichezza con la cultura e consideravano i civili unicamente come coloro che potevano offrire una fonte di guadagno. I privati erano troppo poveri per poter sopportare grosse spese ai fini dell’educazione, e lo Stato considerava l’educazione non necessaria.
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Cose di ieri
Ieri, per la prima volta nella mia vita, ho fatto tecnica di triplo in supervelocità.
E poi ho imparato un nuovo proverbio tedesco, che però non ricordo in lingua originale; comunque una traduzione abbastanza letterale fa così:
Dio creò l’Italia e disse “È troppo perfetta”. Per questo poi creò gli italiani.
Mi sono sentito inquieto
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Mi sono sentito inquieto. Il silenzio aveva cessato d’un tratto.
All’improvviso si è spezzato un giorno infinito di acciaio. Mi sono piegato sul tavolo come un animale, con le mani come artigli inutili sul legno levigato. Una luce senz’anima era entrata negli angoli e negli animi e un suono di montagna vicina era precipitato dall’alto, strappando con un grido il velo duro dell’abisso. Il mio cuore si è fermato. La gola mi pulsava. La mia coscienza ha visto solo una macchia d’inchiostro su un foglio di carta.
Se proprio mi devo far fregare
Mio padre prima votava i comunisti per la questione del sindacato e tutto. Ma adesso vota Berlusconi, mi raccontava Valerio. Tanto i comunisti non ci sono più, il sindacato è meglio se lo lasci perdere e tutti fottono tutti. E allora se proprio mi devo far fregare da qualcuno meglio Berlusconi. Che se non altro compra i giocatori per il Milan e se non altro il Milan detta legge in tutto il mondo e se non altro è meglio così.
Io speravo di non dover votare mai. Lui invece non vedeva l’ora di votare Berlusconi. Praticamente è come votare il Milan, diceva. E mentre Valerio diceva queste cose io pensavo che non aveva per niente ragione perché ero della Juve e quindi non l’avrei mai votato il Milan.
Nessuno capirà
«Che cosa stai inventando? Un romanzo?» chiede lei, angosciata.
Io chino la testa.
«Mi hai detto tante volte che un giorno avresti scritto un romanzo in cui non ci sarebbe stata una sola parola seria. Una Grande Idiozia Per il Tuo Solo Piacere. Ho paura che quel giorno sia venuto. Ti avverto però: sta’ attento».
Io chino la testa ancora di più.
«Ti ricordi che cosa ti diceva tua madre? La sento come fosse ieri: “Milanku, smettila con i tuoi scherzi. Nessuno capirà. Offenderai tutti e tutti finiranno per non poterti più vedere”. Ti ricordi?».
«Sì» dico io.
«Ti avverto. La serietà ti proteggeva. La mancanza di serietà ti lascerà nudo davanti ai lupi. E tu lo sai che i lupi sono là ad aspettarti».
La storia contemporanea
Il modo in cui viene raccontata la storia contemporanea è simile a un grande concerto durante il quale venissero eseguite tutte di seguito le centotrentotto opere di Beethoven suonando però solo le prime otto battute di ciascuna. Se fra dieci anni si desse lo stesso concerto si suonerebbe, di ogni pezzo, solo la prima nota, dunque in tutto centotrentotto note, eseguite come un’unica melodia. E fra vent’anni tutta la musica di Beethoven si riassumerebbe in una sola, lunghissima nota acuta, simile a quella, interminabile e altissima, che il musicista ha udito il giorno in cui è diventato sordo.
Il piacere della lentezza
Perché è scomparso il piacere della lentezza? Dove mai sono finiti i perdigiorno di un tempo? Dove sono quegli eroi sfaccendati delle canzoni popolari, quei vagabondi che vanno a zonzo da un mulino all’altro e dormono sotto le stelle? Sono scomparsi insieme ai sentieri fra i campi, ai prati e alle radure — insieme alla natura? Un proverbio ceco definisce il loro placido ozio con una metafora: essi contemplano le finestre del buon Dio. Chi contempla le finestre del buon Dio non si annoia; è felice. Nel nostro mondo l’ozio è diventato inattività, che è tutt’altra cosa: chi è inattivo è frustrato, si annoia, è costantemente alla ricerca del movimento che gli manca.
Che cosa rispondere?
Mia moglie Vera mi dice: «Sulle strade francesi ogni cinquanta minuti muore un uomo. Guardali, tutti questi pazzi che corrono accanto a noi. Sono gli stessi che sanno essere così straordinariamente prudenti quando sotto i loro occhi viene scippata una vecchietta. Com’è possibile che quando guidano non abbiano paura?».
Che cosa rispondere? Questo forse: che l’uomo curvo sulla sua motocicletta è tutto concetrato sull’attimo presente del suo volo; egli si aggrappa a un frammento di tempo scisso dal passato come dal futuro; si è sottratto alla continuità del tempo; è fuori del tempo — in altre parole, è in uno stato di estasi: in tale stato non sa niente né della sua età, né di sua moglie, né dei suoi figli, né dei suoi guai, e di conseguenza non ha paura, poiché l’origine della paura è nel futuro, e chi si è affrancato dal futuro non ha più nulla da temere.
Shepperton
Il centro della cittadina consisteva in poco più di un supermercato e un centro commerciale, un parcheggio multipiano e una stazione di servizio. Shepperton, che conoscevo solo per i suoi studi cinematografici, sembrava il più classico dei sobborghi, il paradigma dell’anonimato. Giovani madri spingevano i passeggini con i loro figli dentro e fuori la lavanderia a gettoni e il supermercato, e facevano i pieno alla stazione di servizio. Si guardavano riflesse nelle vetrine del negozio di elettrodomestici, esponendo i loro corpi flessuosi alle lavatrici e ai televisori, come se volessero avviare una relazione clandestina con essi.
Due vite
Alfonso si trasse la coperta fino al mento e a conclusione di una lunga riflessione sull’andamento delle cose umane mormorò:
— L’uomo dovrebbe poter vivere due vite: Una per sé e l’altra per gli altri.