libri

catalogare/archiviare/ricordare

Colpito da un flusso di informazioni costanti, alla ricerca di nuovi canali percettivi per poterne assorbire ancora di più, mi trovo spesso a dimenticare ciò che mi passa sotto gli occhi, nelle orecchie, per qualche millesimo di secondi fra le sinapsi del cervello. Nel disperato tentativo di dare senso a quelle brevi scariche elettriche (ammesso che sia possibile), ho bisogno di ricordare, archiviare, catalogare, per potere poi costruire nuovi ponti/mondi/connessioni neurali.
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Dov’è la Trümmerliteratur?

Un’idea che ho da un po’ è che mi sembra di vivere in un dopoguerra qualsiasi, ma senza che ci sia stata la guerra. Non ci sono macerie fisiche, ma luoghi (della mente e non) abbandonati, lasciati alla devastazione del tempo. È una cosa che razionalmente non so neanche spiegare più di tanto, ma che ogni tanto trova anche qualche conferma (oltre a quella dei cicli del capitalismo, ineluttabili come l’imbecillità umana).
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Lynchiano

Per me, la decostruzione, come avviene nei film di Lynch, di questa «ironia del banale» ha influenzato il modo in cui vedo e strutturo il mondo. Dal 1986 ho notato che un buon 65% della gente che vedi al capolinea degli autobus in città fra mezzanotte e le sei del mattino tende ad avere i requisiti tipici delle figure lynchiane — vistosamente brutta, infiacchita, grottesca, carica di un’afflizione del tutto sproporzionata alle circostanze visibili. oppure: tutti abbiamo visto le facce delle persone assumere espressioni improvvise e grottesche — ad es., come quando ricevono notizie traumatizzanti, o danno un morso a qualcosa che si rivela disgustoso, o quando girano intorno ai bambini piccoli e gli fanno le facce strane senza nessun motivo — ma ho stabilito che un’espressione facciale improvvisa e grottesca non può essere definita veramente lynchiana se non nel caso in cui l’espressione sia mantenuta per qualche momento in più di quanto le circostanze potrebbero mai giustificare, sia tenuta semplicemente lì, fissa e grottesca, finché non comincia a significare circa diciassette cose diverse allo stesso tempo.

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Gioco suicida

L’inutilità si somma all’angoscia nei centri commerciali: asettici, ridondanti, aggressivi, inumani. Nei momenti di maggior ottimismo mi convinco che i motivi per rercarsi in un centro commerciale nell’era di internet diventino sempre meno e che, viceversa, siano destinati a sopravvivere quei rari luoghi che ancora vendono oggetti sfuggiti ai tentacoli della rete. Questo sarà sempre più difficile, ovviamente, ma mi voglio illudere.
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