libri

Senza ragione

L’abbandono generale, che alla lunga poteva temprare i caratteri, cominciò intanto col renderli futili. Per alcuni dei nostri concittadini, a esempio, essi erano allora soggetti a un’altra schiavitù, che li metteva al servizio del sole e della pioggia. Sembrava, a vederli, che ricevessero per la prima volta, e direttamente, l’impressione del tempo che faceva. Si rallegravano in faccia alla semplice vista d’una luce dorata, mentre i giorni di pioggia gli mettevano sui volti e sui pensieri un velo spesso. Qualche settimana prima, sfuggivano a tale debolezza e a tale servitù irragionevole in quanto non erano soli di fronte al mondo e, in una certa misura, la persona che viveva con essi si poneva davanti al loro universo. A cominciare da quel momento, invece, essi furono apparentemente abbandonati ai capricci del cielo, ossia soffrirono e sperarono senza ragione.

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City of glass

Sto usando la scusa della mia prima visita a New York per rileggermi la Trilogia di New York, questa volta in inglese.
Iniziando City of glass ho pensato che questa era la quarta o quinta volta che lo leggevo (fra traduzione italiana, fumetto (prima in spagnolo poi in italiano)), ma che non ricordavo esattamente quell’incipit lì (e anche le pagine successive sono una sorpresa grande quasi quanto la prima volta).
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Un amore

Ho iniziato a leggere Un amore di Dino Buzzati.
Come molti dei miei libri, l’ho comprato usato, e quindi è vecchio, plastificato, ma soprattutto ha scritte e timbri all’interno. In prima e ultima pagina c’è scritto:

“Questo libro è stupendo”

“È bellissimo” “è vero!”

“Leggetelo… è bellissimo!”

“Leggete assolutamente questo libro xché è veramente bello!”

“Ciao 2°A”

Oltre al fatto che mi incuriosisce molto, che questo libro sia piaciuto così tanto a così tante ragazze delle superiori (questo libro era di una biblioteca scolastica di un Istituto Tecnico Femminile, qualunque cosa volesse dire), queste scritte mi hanno ricordato quella sulla confezione del gorgonzola dolce Igor, che ho appena preso al supermercato, che fa così (compreso l’accento sbagliato sulla i):

“Ma come fanno a farlo cosí buono?”