vista anche adolescence, molto buona nel mostra empatia e non una condanna morale che cade dall’alto verso tutti i suoi personaggi, in primis il ragazzino protagonista, ma anche gli altri ragazzi problematici, i genitori* che non riescono a comunicarci, gli insegnanti che non riescono a gestirli, ecc – si fa fatica a trovare un colpevole né a gridare al mostro (per fortuna), non c’è capro espiatorio, neanche un patriarcato chiaramente onnipresente e ineludibile, o la sua incarnazione più recente**, condizione necessaria ma non sufficiente, così come tutte le altre contingenze che vanno a incastrarsi per creare un mosaico di buone intenzioni e insoddisfazioni, un trattato di sociologia dal basso
*che temevo peggio: nessuno sbraga davvero, anzi sono fin troppo bravi
**il discorso redpill/incel: un po’ confuso (comprensibilmente, non è un trattato appunto, inoltre il punto di vista è proprio quello degli adulti confusi che non hanno in mano quel mondo) ma finalmente un prodotto mainstream che ne parla e lo tira fuori, con nomi, regole, emoji, statistiche (sigh) – bisognerebbe, altrove, parlare appunto della coerenza di questo mondo che discorsivizza e quantitativizza pensieri e concezioni presenti sempre e da sempre nel nostro sentire / perché sono esasperati/quantitativizzati proprio ora? quanto sono intrinseci alla nostra cultura? queste sono domande aperte a cui giustamente non deve rispondere una serie tv
un altro tema che mi sembra sussuma o sorregga la serie (a seconda di come la si guarda) è la crisi dell’autorità (che baudrillardianamente poi deve esagerare/estremizzare le proprie manifestazioni di potere (non in questa serie) per provare a mantenere una sensatezza discorsiva), di ogni autorità (una per puntata): la polizia, la scuola, la psicanalisi, la famiglia
audiovisivo: attori bravissimi, la scelta dei piani sequenza mi sembra efficace e coerente: uno sguardo che non si distoglie mai da un mondo che non ha un colpevole, dove il disagio e la violenza sono dietro ogni frase e luogo (ok in un paio di casi costringe a scelte un po’ forzate***, sopattutto nella seconda puntata e in un caso in particolare anche a una roba un po’ buffa****)
***stessa puntata che presenta anche qualche dialogo didascalico e forzato di troppo, in particolare in bocca alla poliziotta che sembra messa proprio come segnaposto per le “cose giuste” da dire/riportare come slogan
****la corsa al rallentatore del poliziotto (tra l’altro pompatissimo) che insegue il ragazzino con conseguente fiatone forzato per aver fatto 100 metri a passo di jogging
se si vuole trovare un difetto (e questo mi sembra un punto importante) è che la serie, per quanto non condanni esplicitamente i ragazzi, non li capisce esattamente come non li capiscono gli adulti, il punto di vista è sempre il loro (degli adulti): i ragazzini rimangono scatole nere terrificanti da un certo punto di vista, in questo senso la scelta di proiettarlo nelle scuole mi sembra una di quelle cose che mette a posto la coscienza degli adulti, ma di fatto è solo per mostrare la propria paura e la propria impotenza a un pubblico di ragazzini che dovrebbero farsi carico loro, ancora una volta, di risolvere la frattura che gli altri, quelli con più potere e responsabilità, non riescono a colmare (di nuovo, senza dare colpe o giudizi morali)