Se un romanziere avesse utilizzato questi piccoli episodi dei tasti rotti (o l’incidente della chiave spezzata il giorno del matrimonio), il lettore sarebbe costretto a prendene nota, deducendo che il romanziere ha cercato di fornire indicazioni sui suoi personaggi o sul mondo. Si può parlare di significati simbolici, o di senso nascosto, o più semplicemente di artifici formali (perché quando la stessa cosa succede più di una volta, anche se è arbitraria, suggerisce un disegno, e una forma comincia a emergere). In un’opera di narrativa, si presuppone che dietro le parole scritte vi sia un’intelligenza cosciente. Invece di fronte agli eventi del cosiddetto mondo reale non si presuppone nulla. La storia inventata consiste totalmente di significati, mentre la storia reale è scevra di ogni significato oltre se stessa.
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C’è anche la tentazione, uguale e contraria, di guardare il mondo come se fosse un’estensione dell’immaginario. Talvolta ad A. è accaduto anche questo, ma non gli piace credere che sia una buona soluzione. Come tutti, anche lui anela a un significato. Come quella di tutti, la sua vita è così frammentaria che ogni volta che scorge un rapporto fra due frammenti ha la tentazione di attribuirgli un significato. Il rapporto esiste: ma dargli significato, guardare oltre il semplice dato del suo esistere, vorrebbe dire costruire un mondo immaginario all’interno di quello reale, e lui sa che l’operazione non regge. Nei momenti di maggiore coraggio, ammette l’assenza di significato come principio fondamentale, accettando la necessità di vedere che cosa ha davanti (seppure, contestualmente, dentro di sé) e di dire cosa vede. Si trova nella stanza in Varick Street. La sua vita non ha significato. Il libro che sta scrivendo non ha significato. Ci sono il mondo e le cose che si incontrano nel mondo, e parlare a loro vuol dire trovarsi nel mondo.
e’ rest
tutta l’infelicità
Tutta l’infelicità degli uomini deriva da una sola causa: dal non saper restarsene tranquilli, in una camera.
lo straordinario
Una cosa dev’essere chiara: non ho detto nulla di straordinario, e nemmeno di sorpredente. Lo straordinario comincia nell’attimo in cui mi interrompo. Ma non sono più capace di parlarne.
all’amato ragno
Visto in sogno. Uno spazio tra un prato e un giardino comunale nel quartiere di Kensington, con una fontana o una statua nel mezzo. Una scultura, in ogni caso. Moderna, ma non modernissima. Astratta, con un ampio foro nel centro e alcune corde che la attraversano, come una chitarra, ma meno femminile. Grigia. Qualcosa che ricorda lo stile di Barbara Hepworth, ma fatta di pensieri scartati e di frasi incompiute. Quasi un merletto. Sullo zoccolo c’è un’iscrizione: «All’amato ragno le ragnatele riconoscenti».
the answer is simple only if you have never been there
There are philosophies which, however difficult they may be, are in principle easy to teach and to learn. Of course, not everyone can teach or learn philosophy – any more than higher mathematics; but the philosophies of certain philosophers have this in common with higher mathematics: they present the simple alternative of being either understood or not understood. It is, in the last analysis, impossibile to misunderstand them. This is true of Aristotle, or St. Thomas Aquinas, or Descartes, or Locke, or Kant. Such philosophies are like mountains: you climb to their tops or you give up; or like weights: you lift them or they are too heavy for you. In either case you will know what has happened and ‘where you are’. But this is not so with the thought of Plato, or St. Augustine, or Pascal, or Kierkegaard, or Nietzsche. Their philosophies are like human faces on the features of which are inscribed, disquietingly, the destinies of souls; or like cities rich of history. ‘Do you understand Kant?’ is like hasking ‘Have you been to the summit of Mount Blanc?’ The answer is yes or no. ‘Do you understand Nietzsche?’ is like asking ‘Do you know Rome?’ The answer is simple only if you have never been there.
la tua casa
Perché la convinzione è in fondo la tua casa, il massimo conforto, e tu spendi tutti i risparmi della tua vita per arredare questa casa. Se il mondo intorno a te è povero e in colore, tu provvedi a stiparlo di oggetti mentali d’ogni genere, di lampadari e di tappeti persiani. Se invece quel mondo era già ricco di suo, allora preferirai la monocromia mentale, ti accontenterai di poche sedie astratte.
una sequenza che batte Beckett di parecchie lunghezze
Legato su una barella, Penkovskij viene portato dentro il crematorio municipale di Mosca. Un inserviente apre lo sportello del forno e altri due cominciano a spingere la barella e il suo contenuto nella fornace ardente; le fiamme stanno già lambendo le suole dell’uomo che urla. A questo punto dall’altoparlante una voce interrompe la procedura, perché un altro corpo è in programma per questa frazione di tempo. Penkovskij, sempre urlante ma incapace di scalciare, viene tirato indietro; arriva un altro corpo che, dopo una breve cerimonio, è spinto nel forno. Di nuovo si sente la voce dall’altoparlante: è il turno di Penkovskij, e lo fanno entrare. Una sequenza breve ma efficace. Una sequenza che batte Beckett di parecchie lunghezze, giova al morale e non si può dimenticare.
inventarsi la via a ogni passo
Piano piano sto arrivando a capire l’assurdità del compito che mi sono proposto. Ho l’impressione di dirigermi verso una meta, di sapere cosa volevo dire, ma pi avanzo più cresce la certezza che la strada per giugere al mio scopo non esiste. Devo inventarmi la via a ogni passo e ciò significa che non sono mai sicuro di dove mi trovo. Ho l’impressione di procedere in cerchio, di tornare di continuo sulle mie tracce, di disperdermi in varie direzioni. E anche se riesco a compiere qualche passo avanti, non sono affatto convinto che mi porterà dove penso di andare. Il fatto di vagare nel deserto non significa che ci sia una terra promessa.
l’unico modo libero
La vera disperazione pone questioni così cruciali che non riesce ad addattarsi a nessuna ideologia.
La truffa ideologica è quella di voler convincere la gente che esiste una verità. La realtà, allora, non conta più se non nella misura in cui può conformarsi a quella verità.
Eppure la povertà o le metastasi, per esempio, sono abissalmente indifferenti al Dow Jones o alla linea di un partito…
Qualcuno di certo obietterà che lo sono altrettanto alla poesia, e invece si sbaglia.
Svincolata da ogni logica, la poesia è l’unico modo libero che abbiamo per cogliere quello che davvero conta.
i problemi diventano appassionanti
Se si smette di voler attribuire a qualcuno le responsabilità, i problemi diventano appassionanti.