(breve) viaggio in Portogallo #4

GIORNO 2 – PRIMA COLAZIONE
La gentilezza del signor Giovanni (così lo chiamerà il narratore per semplicità) è stata riconfermata la mattina seguente, tramite l’indicazione di una pasticceria economica e squisita dove fare colazione. Questi luoghi mistici entreranno da subito nel cuore di almeno uno dei due viaggiatori: il più ciccione, o pesante che dir si voglia. Per pochi euro la colazione dei sogni è composta da un sumo de naranja natural (ricordandosi di pronunciarela j alla catalana e non alla spagnola) e innumerevoli paste di varie dimensioni, di cui il narratore non ricorda il nome se non in un paio di casi: l’ovvio Pastel De Nata (tanto famoso da meritare una pagina wiki in innumerevoli lingue) e il non altrettanto ovvio Bolo De Berlin (che con Berlino non ha nulla a che fare, ma è fondamentalmente una specie di bombolone alla crema).

GIORNO 2 – PARTENZA
I due viaggiatori hanno lasciato l’ostello, piccolo ma accogliente, e il signor Giovanni, tanto gentile da promettere di riservare loro una stanza più grande se torneranno ancora, magari per più di una notte. A queste parole ai viaggiatori dispiace quasi aver già prenotato le ultime due notti che passeranno nuovamente a Porto in un ostello vicino, solo per una misera colazione inclusa allo stesso (basso) prezzo, però così è andata e conserveranno comunque un ottimo ricordo del signor Giovanni e del suo Sol da nave.
Così i due viaggiatori si recano nuovamente all’aeroporto per ritirare la macchina noleggiata e si apprestano a comiciare il non tanto lungo viaggio che li porterà a Lisbona, attraverso varie tappe, la prima delle quali Aveiro.

GIORNO 2 – AVEIRO, LA VENEZIA PORTOGHESE
Ecco, questa definizione sembra un po’ esagerata ai viaggiatori, ma viene riproposta fra mille virgolette da guide e locali, così che i viaggiatori stessi non possano evitarla, pur dubbiosi. La città è costruita su canali, sui quali i turisti si fanno trasportare con piccole imbarcazioni simili a grandi gondole, un po’ meno eleganti, ma in realtà tutto questo con Venezia ha ben poco a che fare.
I viaggiatori visitano brevemente la città, comunque carina, e pranzano in un locale aperto da soli sei mesi, il cui proprietario e oste li introduce attraverso una lunghissima chiacchierata in spagnolo ai suoi prodotti di Trás-os-Montes, la regione più a nord del Portogallo. L’oste nelle sue chiacchiere cita la recente apertura del locale, la composizione del menù, sua figlia, i vicini, il fatto che lui serva solo cose che ritenga buone e salutari (e ad esempio si rifiuta di servire Coca-cola o altre bibite, per quelle ci sono gli altri locali, non il suo) e, proprio quando il monologo (più che dialogo) sta per divenire estenuante, arrivano i formaggi e i salumi, e un vino bianco Douro buonissimo, leggero come l’acqua.
I viaggiatori entreranno poi per caso in una piccola chiesa affacciata su una grande piazza e scopriranno, sempre per caso, cosa vuol dire l’opulenza, il barocco, il manuelino, seppur con questo nome che sembra un diminutivo che non gli rende giustizia. Non un centimetro quadro di parete si scorge all’interno di questa chiesina, non uno scorcio di intonaco o roccia che non sia ricoperto d’oro o di azulejos in un tripudio di ornamenti e decorazioni difficili da assorbire. Con questa visione negli occhi, i viaggiatori si rimettono in macchina e quindi per strada.

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