(breve) viaggio in Portogallo #14

GIORNO 5 – QUARTIERI
Dopo aver trascorso il pomeriggio per le vie centrali di Lisbona, esplorandole di più e meglio di quanto fatto il giorno o la notte precedente, i viaggiatori fanno ritorno alla loro camera nel Residencial Duque de Saldanha, per sfruttare il dettaglio più bello della stanza: il terrazzino, fosse anche solo per mangiarsi una mela e guardare il panorama non troppo entusiasmante di una città che non parla portoghese, non quanto quelle precedentemente visitate.
Lisbona infatti, come accade per altre grandi città, non trasuda la propria personalità o nazionalità, mostrandola attraverso i propri pregi e difetti, come ad esempio fa Porto, a meno di non perdersi per le strette viuzze di alcuni quartieri. L’Alfama ricorda ai viaggiatori i labirinti intricati del Barrio Gotico e del Raval di Barcellona, aggiungendo un livello di difficoltà tramite il continuo saliscendi e cambio di livello del terreno, che non concede tregua, caratteristica questa molto portoghese, ritrovata in quasi tutte le città visitate. La Baixa al contrario è un reticolato squadrato e regolare, interrotto solo dalle già citate tre piazze principali di Lisbona, così come anche il Chiado, per quanto inclinato, piegato lungo le pendenze della città. Il Chiado è anche l’ultimo dei quartieri centrali rimasto da visitare, e i viaggiatori scoprono proprio qui, finalmente, il cuore notturno della capitale portoghese. Nonostante lo attraversino in lungo e in largo di giorno, non hanno dubbi che questo quartiere sarà la loro meta per la cena e per la loro ultima notte a Lisbona.

GIORNO 5 – FADOS
Così i viaggiatori tornano nel Chiado che il sole è già tramontato, pur non attardandosi troppo, ben coscienti degli orari portoghesi e non volendo ripetere gli errori già commessi. Per le strette e pendenti vie del quartiere, cercano un piccolo locale consigliato da un amico del posto, un localino minuscolo dove il Fado la fa da padrone, specie il lunedì per quel che è stato loro riferito.
Il Fado è la musica tradizionale di questa terra, un lamento cantato e accompagnato da una chitarra classica ed una portoghese, i suoi temi sono ispirati al sentimento di saudade portoghese e le sue canzoni parlano di lontananza, separazione, dolore, o così almeno ha letto il narratore dato che i viaggiatori non sono così esperti da comprendere il portoghese parlato, figuriamoci quello cantato.
La Tasca do Chico è un locale davvero minuscolo, dove i viaggiatori trovano posto solo dopo aver parlato, esclusivamente in portoghese, con un omone anziano, evidentemente abbastanza popolare, che convince la cameriera, dalla parlata più internazionale, a trovare miracolosamente due sedie per gli ultimi arrivati. Così i viaggiatori si trasformano in avventori, poi in ascoltatori e ammiratori, quando lo stesso anziano signore che li ha scortati all’interno del localino si presenta al pubblico e inizia a cantare, accompagnato da due chitarristi. Le mani in tasca, evidente posizione classica e adottata da più di un cantore, lo sguardo verso l’alto, gli occhi chiusi, il cantante di fado incanta e stupisce gli spettatori con la propria voce.
Fra gli spettatori ce ne sono anche di piuttosto particolari, infatti si nascondono male un gruppo di asiatici, i viaggiatori non hanno l’esperienza o la conoscenza per definire meglio la loro provenienza, specie nella penombra del locale, dotati di microfono e camera a spalla. Incredibile ma vero, stanno girando un documentario, o quantomeno un servizio approfondito, sul fado portoghese, con tanto di intervista, ovviamente comprensiva di interprete, che si svolgerà nel locale stesso durante una pausa, si alterna un quarto d’ora circa di cantato ad un quarto d’ora circa di servizio per i pochi tavoli. Durante queste pause, i viaggiatori vengono serviti di affettati, formaggi, chorico assado (un insaccato molto meno piccante e condito del chorizo spagnolo, a cui viene letteralmente dato fuoco sul bancone) e due ottimi e abbondanti bicchieri di vino.
Le orecchie e gli occhi dei viaggiatori e degli avventori tutti sono destinati a sorprendersi una volta ancora, quando prima canta una giovane donna dalla voce splendida e potente, poi sale alla ribalta, non si può dire sul palco, perché di palchi non ce n’è, un vecchiettino finora rimasto in disparte, tutto sudato, solo con il proprio piccolo ventilatore portatile. Il vecchio era già stato notato dai viaggiatori, timorosi che il troppo caldo e la troppa poca aria potesse far soffrire quell’anziano signore, così che, quando questi appoggia il minuscolo ventilatore sul tavolo, e si alza per cantare, pur con una voce lontana e non forzata come i cantanti precedenti, entrambi rimangono stupiti e sorridenti, come due bambini ad uno spettacolo di magia.
Al termine della serata, i due viaggiatori porteranno con sé, oltre il ricordo, anche il cd offerto loro dallo stesso anziano e abbondante signore di inizio serata, che scopriranno poi essere Joao Carlos, al prezzo dell’intera cena, questo non per dire quanto fosse costoso il cd quanto per ribadire i bassissimi prezzi dei pasti portoghesi.

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