“Le storie.”
“Ho sentito dire spesso di un libro: ‘mi piaceva così tanto che non vedevo l’ora di sapere come sarebbe andato a finire’. Ma quando un libro mi piace davvero…”
“…io vorrei che non finisse.”
“Beh, sai… a differenza di molti, forse, non amo il lato consolatorio del finale. Non mi rassicura che la storia si completi. Che il ‘cerchio’ si chiuda.”
“Mi spaventa l’innaturale determinatezza della parola ‘fine’. Mi fa rabbrividire.”
“Mi atterrisce che il protagonista concluda in qualche modo la sua vicenda.”
“Nel bene o nel male, il finale è comunque una soluzione penosa che segue la logica disgraziata dell’inizio e dello svolgimento di un qualsiasi narrato.”
“Ti fa credere o sperare che ci sia stato per forza un inizio.”
“E ti spinge a pensare che tutto quello che sta in mezzo, tra quell’inizio e quella fine, come racchiuso in un recinto, in un abbraccio circolare e materno…”
“…sia un segmento di senso compiuto.”
Author Archives: lerio
a chi è necessaria?
Da bambino la maestra mi diceva sempre la stessa cosa: “In questo tema hai voluto parlare di troppe cose in una volta sola e hai fatto una gran confusione”. Già, ma come si fa a sapere quando si deve smettere?
“Devi lavorare di sintesi”, mi ripetevano alle superiori. E all’accademia di belle arti:
“Dipingere è sapersi fermare”.
Ma questa operazione di semplificazione, da operare in tutto e sempre, è vera? Voglio dire… a chi è utile? A chi è necessaria?
per ‘storia’, cosa intende?
«Questa ragazza, per ‘storia’, cosa intende? Ufficializzare la relazione sentimentale che ha con “Y”, o…»
«…o ‘storia’ nel senso di… racconto? Del resto sono due personaggi, non in cerca d’autore, ma di un plot nel quale vivere. No?»
Credo che “X” voglia entrambe le cose.
un’aggravante sgradevole e penosa
Questo monumento rappresenta bene anche me. Anch’io sono stato un talentuoso professionista che ha obbedito a un capo, almeno fino a un anno fa.
E questo mi rende simile al bravo burocrate Schreiber. Ma se lui ammirava Goebbels e lo serviva in coscienza… io, Phlll, il mio capo, l’ho sempre considerato un coglione. E questa, me lo conceda, è un’aggravante abbastanza sgradevole e penosa.
speravamo che loro ne sapessero più di noi
A un giornalista che le chiedeva perché non avesse lasciato Longarone malgrado i timori diffusi per la diga, una sopravvissuta rispondeva: «Perché speravamo che loro [gli esperti, le autorità] ne sapessero più di noi».
getting old
Dear Paul,
I recently came across a posthumously published poem by A. R. Ammons: Getting old gets old, he says; even trying to find something new to say about getting old gets old.
l’unica via d’uscita
L’intrattenimento è necessariamente affermativo, perché la fuga che offre non è affatto una fuga da una realtà cattiva, ma piuttosto una fuga dall’idea stessa di resistenza a quella realtà. L’unica via d’uscita è la resa.
emergere
Mi rifiuto di risponderle, perso come sono nel labirinto della mia mente, dove si affollano altri pensieri: acquisto di titoli, vendita di titoli, OPA, IPO, leverage, finanziamenti, rifinanziamenti, dividendi, conversioni, mandati, 8-K, 10-K, zero coupons, PIK, PIL, FMI, incentivi per quadri dirigenti, miliardari, Kenkichi Nakajima, l’infinito, Infinity, la velocità ideale per le automobili di lusso, i salvataggi delle aziende in passivo, i titoli spazzatura, se disdire o meno il mio abbonamento all’Economist, quella vigilia di Natale in cui appena quattordicenne violentai una delle nostre domestiche, Inclusivity, l’invidia per le vite altrui, le possibilità di sopravvivenza dopo una frattura del cranio, le attese negli aeroporti, soffocare un urlo, le carte di credito e il passaporto di qualcuno e una scatola di fammiferi di La Cote Basque chiazzata di sangue, emergere, emergere, emergere, una Rolls è una Rolls è una Rolls.
lo sguardo dell’accidioso
Lo sguardo dell’accidioso si posa ossessivamente sulla finestra e, con la fantasia, egli si finge l’immagine di qualcuno che viene a visitarlo; a uno scricchiolio della porta, balza in piedi; sente una voce, e corre ad affacciarsi alla finestra a guardare; e tuttavia non scende in strada, ma torna a sedersi dov’era, torpido e come allibito.
they all think it’s never going to end
We sat down together on a bench in the lobby and quietly surveyed the hectic comings and goings of the rich and famouse and beautiful. In rushed Tom Hanks (it was the year of Forrest Gump – a dreadful film in case you are tempted to see it), in rushed a glamorous starlet with her entourage, in rushed numerous others, all of them looking confident, filled with a sense of their own importance, on top of the world, as if each one of them in fact owned the world, and after a while Budd turned to me, the eighy-year-old Budd, who had been watching such people since he was a child, who had been at the top and been at the bottom, the wise old man who both stuttered and lisped turned to me and said: “They all think it’s never going to end.”