aspettiamo

Il motto che si sarebbe potuto mettere in bocca a tutte le fiture di desperados (Faust compreso), sarebbe stato «Non abbiamo più nulla da aspettare, dunque non restiamo». Estragon e Vladimir, invece, usano «forme di inversione» di questo tenore: «Restiamo, – sembrano dire – dunque aspettiamo». E: «Aspettiamo, duque abbiamo qualche cosa da aspettare».
[…]
La scena «Estragon gioca a togliersi e mettersi le scarpe» significa, nella sua inversione: «Anche i nostri giochi sono un togliersi e mettersi le scarpe», sono spettrali, sono un far finta di fare. Anzi, in conclusione, ruotando di 180°, la scena significa addirittura: «Il nostro reale “toglierci e metterci le scarpe”, ossia la nostra vita quotidiana, non è altro che un gioco, è grottesca, futile, ed è dovuta soltanto alal speranza di passare il tempo». E: «Come per quei due, anche per noi la maledizione consiste nel lusso e nello squallore della futilità» — soltanto che i due clown sanno di giocare; noi no.


[Günther Anders, L’uomo è antiquato, Vol. I (Die Antiquertheit des Menschen, I), 1956,
trad. Laura Dellapiccola, Bollati Boringhieri 2022, pp. 207,214]