9. Molti episodi, scorci, situazione ci fanno pensare alla New York vista o citata da film, libri e fumetti, ma alcuni sono più surreali di altri.
Come la prima sera, quando, già sconvolti dal viaggio e dalla marea di persone e schermi di Times Square, ci capita di venire quasi investiti da un gang in BMX e nello stesso incrocio un poliziotto a cavallo ferma contromano un cowboy texano dentro a un macchinone talmente sproporzionato da perdere ogni senso dentro a una città qualsiasi se non l’allargamento dell’ego del guidatore a discapito dello spazio altrui.
O come quando a Central Park vediamo una fila infinita di persone (per lo più asiatiche) in fila e capiamo che stanno distribuendo cibo giapponese gratis: ogni stand una specialità. È il famoso(?) Japan Day, con tanto di palco con maghi/comici/intrattenitori jappi e, ovviamente, mascotte gigante di Hello Kitty. L’unico stand senza fila è quello delle bibite, capiamo poi perché.
O come quando, all’inaugurazione notturna della nuova esposizione al Whitney, incontriamo uomini impassibili e vestiti di tutto punto ma con la cravatta che punta verso l’alto, o vecchie ricoperte di anelli e catene sempre più somiglianti allo stregone di Big trouble in Chinatown, o semplici uomini borbottanti che non smettono di parlare fra loro, che in realtà mi fanno sempre simpatia.
O come quando, accasciati in un parco di Soho per riposarci un po’ al sole, sentiamo mischiarsi i suoni di un chitarrista di strada, la musica tamarra di un gruppo di ragazze che prova un balletto(?) scalze di fronte a una fontana (e a decine di persone sedute lì per caso, o a giocare a scacchi con gli abitué del parco) e la voce di un predicatore invasato con tanto di microfono e amplificatore che va avanti senza interruzioni da prima del nostro arrivo a ben oltre la nostra ripartenza, quindi virtualmente, dal nostro punto di vista, per sempre.
O come quando, a qualunque ora del giorno e della notte, usciamo di casa e c’è sempre qualcuno fermo nella sua macchina, con una gamba fuori e lo stereo a palla, o come quando camminando per le strade di Harlem vediamo la fila fuori dai barbieri a mezzanotte, o come quando usciti alla fermata Flushing del Queens spuntiamo direttamente in Giappone. Ma queste le ho tutte già raccontate.