Appunti newyorkesi #7

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7. Come già detto, Manhattan richiede scarpe da ginnastica e voglia di camminare. Non tutto è raggiungibile a piedi, ma si possono percorrere diversi itinerari e la cosa migliore per riconoscere un minimo i quartieri e camminarci in mezzo. Di Harlem qualcosa ho già detto (vedi 2b.), ma degli altri no.

7a. Midtown è quello che noi europei potremmo chiamare “centro”, molti incroci di metro, grattacieli e schermi, negozi sempre aperti, moltitudine di persone, vertigini al contrario. Fra la 5th e Times Square non so cosa è più straniante, ma il nostro primo impatto non è male: usciamo dalla fermata della 42th e davanti a noi ci troviamo il grattacielo che ospita il New York Times. Non solo, non ne vediamo la cima e continuiamo a non vederla, nascosta dalla pensilina sopra di noi, mentre avanziamo con la bocca sempre più aperta e la testa rovesciata verso l’alto. La larghezza delle strade non è minimamente proporzionata all’altezza degli edifici, e le porzioni di cielo sono ridicole laggiù. Le ombre dei grattacieli cambiano il clima laggiù sui marciapiedi, ma quando il sole si abbassa un po’ è come non ci fosse più, persi nei meandri della città, laggiù in basso è tutta ombra.

7b. A Chelsea ci capita di andare diverse volte, ci si arriva a piedi da Midtown ed è una bella passeggiata, si arriva al porto, al suo mercato (vedi 5d.), ai ristoranti, alle gallerie. A Chelsea c’è il Withney Museum dove partecipiamo a un’inaugurazione serale (grazie Joe!), bella occasione anche di vedere il quartiere dall’alto di notte. C’è anche la Highline, linea sopraelevata abbandonata, ora passeggio turistico (e non), sulla quale ci mangiamo la famosa pizza del Village Pizza (vedi 5f.).

7c. Downtown è molto divisa: si va da Soho a Tribeca, passando per China Town (ridicola rispetto a quello che vedremo al Queens, vedi 8.) e Little Italy (niente di che, giusto qualche ristorante italiano in più). C’è il quartiere della finanza (Wall Street, corporate rigorosamente bianchi, gente armata fino ai denti, e turisti cinesi che sbagliano a toccare le famose palle del toro) e il Battery Park, da dove prendiamo lo Staten Island Ferry (gratis, dura 30′, molto usato dai pendolari ma anche dai turisti per fare foto a tutto spiano). Oltre a qualche parchetto e qualche bella zona verde un po’ nascosta fra i grattacieli, c’è anche l’East Village, che visitiamo poco ma pare residenziale, molto carino, e ci sentiamo la conversazione più surreale del mondo e che prima o poi riporterò.

7d. Dell’Upper East Side vediamo poco o niente (praticamente solo il Met, che poi è ancora dentro a Central Park e Whole Foods). Dell’Upper West Side idem, giusto una passeggiata notturna l’ultima sera (vedi 5e.) e un’occhiata da fuori al Lincoln Center for the Performing Arts, che pare molto interessante, ma è andata così.