anche più insensato

Ci sono ancora storie possibili, storie per scrittori? Se uno non intende raccontare di sé, né generalizzare in termini romantici, lirici il proprio Io, se non si sente obbligato a parlare con spietata sincerità delle proprie speranze e sconfitte o di come fa all’amore, quasi l’assoluta veridicità ne facesse un caso universale e non invece, nella migliore delle ipotisi, un caso clinico, psicologico, se uno non vuole tutto ciò e intende invece tirarsi da parte con discrezione, difendere cortesemente le faccende private, ponendosi di fronte al proprio tema come uno scultore di fronte alla materia da cui trarre una statua, lavorando a quel tema e grazie ad esso sviluppandosi, nell’intento, come una volta i classici, di non cedere subito alla disperazione, anche se non può certo negare l’assurdo che ovunque viene a galla, allora scrivere diventa un mestiere più difficile, più solitario e anche più insensato, un bel voto nella storia della letteratura non ha alcuna importanza (chi non s’è preso il suo bel voto, e quanti libri raffazzonati non hanno avuto il loro premio…), le istanze del giorno sono più urgenti.


[Friedrich Dürrenmatt, La panne (Die Panne),
trad. Eugenio Bernardi, Adelphi 2014, pp. 9-10]