addirittura esasperate

Fra gli artisti e gli intellettuali mi trovavo non meno a disagio che nella vita borghese, e stringere un’amiciza personale già da lungo tempo era un’impresa superiore alle mie forze. Appena conoscevo qualcuno, subito pensavo di essermi consentito un’eccessiva confidenza; appena qualcuno si rivolgeva a me, io cominciavo a prenderne le distanze. Se in generale qualcosa mi legava ancora agli uomini, erano in definitiva soltanto certe forme di cortesia, da me addirittura esasperate, il cui fine — come oggi so, disse Austerlitz — era non l’omaggio all’interlocutore del momento, ma la possibilità di sottrarmi alla consapevolezza di essere sempre vissuto — per quanto indietro riuscissi a risalire con il pensiero — in uno stato di assoluta disperazione.


[W. G. Sebald, Austerlitz
trad. Ada Vigliani, Adelphi 2002, p. 139]