Addio Buco Nero

Secondo e ultimo inventario, mi mancherai:

uno scontrino di Lush, un biglietto da visita di Anchor Wine Bar (3508 Broadway NY), una piantina turistica del Rockefeller Center (sempre NY), biglietti per la Berlinale di vari anni (Eisenstein in Guanajuto (2015), Na Kathese ke na kitas (2014), Soy Nero (2016), Elixir (2016), Als wir träumten (2015), Yi bu zhi yao (2015), Programm 7 (2016), Pod electricheskimi oblakami (2015), The end (2016), While the women are sleeping (2016)), una mini-piantina di Malaga, il depliant dell’U-434 parcheggiato ad Hamburg e trasformato nell’U-Bootmuseum (consigliato!), un biglietto per la World Press Photo 2015 nella Nieuwe Kerk di Amsterdam, una cartina dei mezzi (U S Bahn) di Berlino, una piantina di Enschede, una mini-piantina in tedesco di Midtown Manhattan (NY) con 8 “top-tipps” (1. guardare la statua della libertà da Brooklyn Heights, 2. visitare un’esposizione del Brooklyn Museum, 3. andare all’Apollo Theater per incontrare star dello spettacolo durante l’Amateur Night, 4. visitare il Metropolitan Museum, 5. visitare Times Square, 6. ammirare la città dall’86esimo piano dell’Empire State Building, 7. bersi un cocktail dal terrazzo del Gansevoort Hotel, 8. assaggiare le famose cupcakes di Sex and the City (per la cronaca: fatte 2/8)), gli orari dell’AirTrain del JFK, due belle cartoline minimali dalla 64° Berlinale (2014), un volantino del GOGBOT 2015, una piantina dello shopping di Hamburg, una polsiera antisudore del Lidl (?!) con su scritto “Lidl. Ihre Gesundheit zählt” (!), degli occhiali da saldatore, il volantino di un film che non ho mai visto (Von Menshen und Pferden) raffigurante un uomo a cavallo la cui cavalcatura sta venendo montata da un altro cavallo, un primo dattiloscritto rilegato di un libro che non credo pubblicherò mai e che si doveva chiamare L’ultimo piano, un foglio di carta giallo, degli auricolari di cui uno non funziona più, la brochure sulla rassegna di film russi allo Schloßtheater di Münster (ci ho visto Test), una mappa e guida di Hamburg apparentemente vecchissima (o quantomeno stropicciatissima), un cronometro con radio incorporata a cui cambiare le pile (grazie Obus, Natale nonricordopiùcheanno), una piantina di Liège, un volantino della 66° Berlinale (2016) con su appunti di registi brasiliani di cui esplorare la filmografia, undici (11) Kontoauszug della banca, un manoscritto di qualcosa di simile a una pièce teatrale, un dattiloscritto di Io esisto? rieditato e rinominato Fantasma (non succederà più), un biglietto da visita di Stefanie Jäger (illustratrice), una lettera da SC Preußen (non ho voglia di aprirla), un adesivo di Didier Drogba, cinque (5) libri di grammatica tedesca, un quaderno (pieno) di grammatica tedesca, un biglietto da visita di Mikkeltours (so io), un volantino A4 di Table for two + Harvest Snaps ricevuto al Japan Day di NY, innumerevoli fotocopie di altri libri di grammatica tedesca, una brochure del Whitney Museum (NY) – Spring 2016, il Fahrplan Stadt Münster 2012 (pvemione), il numero di marzo 2016 di “A tavola!” (rivista tedesca di cucina italiana, altro pvemione), una busta di carta A4 vuota inviata con posta prioritaria al mio indirizzo italiana (non ho idea di cosa contenesse né perché sia qui), un’agenda Eastpack 2012-2013-2014 il cui uso è andato scemando negli anni fino a lasciare il ricambio 2015 intonso, un altro paio di auricolari di cui uno dei due non va, un cartoncino di auguri di buon Natale, un depliant del GOGBOT 2014, un depliant dell’UKM, una bella lettera di mio padre scritta a mano su un vecchio foglio per stampanti ad aghi, un adesivo di Sergei Ignashevich, un volantino di Probier Mahl (Dortmunder Straße 9, 10555 Berlin), un altro quaderno (pieno) di grammatica tedesca, il biglietto da visita di Nadia Pereira Benavente (artista), un foglio di UPS, un piccolo foglio di pluriball (la plastica da imballaggio con le palline che scoppiano), un adesivo della Hamburger Kunsthalle, un segnalibro di www.kapuziner-entdecken.de, il programma snello e tascabile della 65° Berlinale (2015), il programma completo della 65° Berlinale (2015).
Credo sia tutto.