e la fame

Il supermercato è ancora aperto, chiude a mezzanotte. Brilla. Il suo alone di luce offre un riparo contro la solitudine e il buio. Puoi trascorrerci ore intere, in uno stato di incertezza sospesa, meditando su tutto quello che potresti mangiare. Dio santo, quanta roba. Dagli scaffali arriva un coro di suppliche, prendi me, prendi me; e la sola competizione di quei richiami può darti l’illusione di essere desiderato, persino amato. Ma attento, rientrando nella tua stanza vuota ti accorgerai che i piccoli demoni adulatori della pubblicità ti hanno beffato; in mano hai solo cartone, cellophane e cibo. E la fame, boh, è scomparsa.


[Christopher Isherwood, Un uomo solo (A Single Man), 1969,
trad. Dario Villa, Adelphi 2009, pp. 89-90]