collaborare

A prescindere da pochi settori il nostro «fare» odierno non è che conformistico collaborare, dato che si svolge nell’ambito di complessi aziendali di cui non possiamo avere una visione d’insieme, ma che sono vincolanti per noi. Il tentativo di misurare la dosatura, il rapporto tra «attivo» e «passivo» in questo o quel «collaborare», di determinare dove cessa l’esser fatto fare e dove comincia il fare da sé, non darebbe alcun esito, come non lo darebbe quello di separare le componenti attive e quelle meramente reattive di un lavoro dell’addetto alla macchina svolto in perfetto accordo con i movimenti della macchina stessa. La distinzione ha ormai importanza secondaria, l’esistenza odierna dell’uomo non è perlopiù né solo «spingere», né solo «essere spinto».


[Günther Anders, L’uomo è antiquato, Vol. I (Die Antiquertheit des Menschen, I), 1956,
trad. Laura Dellapiccola, Bollati Boringhieri 2022, p. 269]